Questo coronavirus, detto Covid-19, sta sconvolgendo il nostro pianeta da alcuni mesi.
Gli scienziati di tutto il mondo sono freneticamente alla ricerca per trovare il vaccino necessario a debellare il male che squieta la vita umana.
La salute, bene primario della nostra specie, ha messo all’opera i governi delle diverse nazioni per frenare il male.
I medici chiamati ai capezzali dei malati stanno sostenendo sacrifici personali enormi, impegnati a volte per 24 ore al giorno cercando di debellare il male, usando varie terapie. C’è nella categoria, però, discordanza d’interventi sui percorsi da seguire. Vari sono i tentativi per tenere in vita i malati per salvarli dalla morte.
Alcuni medici dopo diversi giorni di gravoso impegno e di tentativi, sostengono che la causa della letalità del coronavirus che spalanca al malato le porte della rianimazione è la tromboembolia venosa generalizzata soprattutto polmonare.
Se così fosse, la teoria emergente, è che servono a poco le rianimazioni e le intubazioni, perché è necessario prevenire su queste tromboembolie.
Tanti medici dicono che se ventili un polmone dove il sangue non arriva non serve ed infatti muoiono 9 malati su 10. Perché il problema è cardiovascolare, non respiratorio! Sono le microtrombosi venose, non la polmonite a determinare la fatalità!
La teoria medica cinese sosteneva sino a metà marzo che non bisognava usare gli antinfiammatori e antibiotici.
Ora in Italia vengono usati antinfiammatori e antibiotici e il numero dei ricoverati è crollato.
L’infiammazione nel malato non curata distrugge tutto e prepara il terreno alla formazione dei trombi.
Perché si sostiene che il problema principale non è il virus, ma è la reazione immunitaria che distrugge le cellule dove il virus entra.
Ed infatti i malati di artrite reumatoide che fanno uso il cortisone, potente antinfiammatorio, non sono entrati nei reparti di Covid.
Le ospedalizzazioni, intanto si sono ridotti e sta diventando una malattia che si cura a casa. E curandosi bene a casa si evita la ospedalizzazione, ma anche il rischio trombotico.
Salvatore Campitiello