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Intervista esclusiva all’ex difensore del Napoli, Alessandro Renica. Due volte Campione d’Italia con gli azzurri. Ha vinto anche una Coppa Uefa, una Coppa Italia ed una Supercoppa Italiana. Di seguito, ecco l’intervista integrale:

È riuscito a vincere cinque titoli con il Napoli durante la sua permanenza in azzurro, tra cui due scudetti. Il primo dopo 60 anni di storia del Calcio Napoli e l’ultimo nel 1990. Ricordi indelebili per lei?

“Grandi soddisfazioni vincere tanti trofei a Napoli. Tante soddisfazioni. Vincere in una piazza come Napoli è stato qualcosa di unico e speciale, visto che in oltre 90 anni il Napoli ne ha vinti solo due. Sensazioni irripetibili sia per la conquista dei titoli, sia per le feste successive a quelle grandi vittorie”.

Com’è stato il suo rapporto con la città, con la gente di Napoli?

“Tutto eccezionale e vissuto intensamente con persone uniche e di cuore. Un’esperienza di vita che mi ha arricchito personalmente. C’erano molti pregiudizi all’inizio, ma Napoli è migliore rispetto a quello che raccontano. Ho avuto un rapporto fantastico!”

Ha giocato con il più forte di tutti i tempi. Era davvero un alieno Diego Maradona? Cosa aveva di più rispetto a tutti gli altri?

“Diego è stato il Dio del calcio, il più forte di tutti i tempi. Le sue giocate sono irripetibili tutt’ora, e se le rivedi ti emozioni. Diego aveva instaurato un rapporto bellissimo con tutti, con tutta la rosa della squadra. Era umile e speciale con tutti, e tutti si sentivano orgogliosi ed erano onorati di giocare con lui. Diego era anche un trascinatore a 360 gradi. Noi ci sentivamo più forti sapendo di avere lui in squadra”.

Napoli – Juventus, quarti di finale di Coppa Uefa. Minuto 119, Renica goal e Napoli in semifinale. Che sensazione provò?

“Sensazione indescrivibile! Ci sono tanti video, ma ce n’è uno silenzioso che fa capire più di tutti. Ci fu un boato talmente forte che sembrò un terremoto! Uno stadio con 100.000 persone impazzite di gioia. Non avevo mai visto uno stadio cosi. Io impazzii di gioia insieme a loro. Qualcosa di irripetibile. Una gara tirata, dura contro la Juve, l’avversaria di sempre. Fu una grande, immensa soddfisfazione personale vedere impazzire di gioia all’unisono migliaia di tifosi azzurri”.

Cos’è cambiato nel calcio rispetto a quando giocava lei?

“Secondo me non è cambiato tanto. Ci fu il Milan di Sacchi che era abbastanza moderno. Forse è sparito il libero, il mio ruolo tanto caro, ma a volte lo si trova nella difesa a tre. Nel calcio moderno c’è più organizzazione in difesa, le giocate partono da tutti gli elementi della difesa. Per il resto cambia poco: chi ha i campioni vince, chi non li ha non vince, tranne qualche eccezione, vince chi ha gli artisti migliori”.

Grazie per la disponibilità ad Alessandro Renica da tutta la redazione di Resportage.

Intervista a cura di Antonio Squitieri

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