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Ernest Childers nacque il primo febbraio del 1918 negli Stati Uniti, in una cittadina che si denomina Broken Arrow, in Oklahoma. Apparteneva alla tribù indiana dei Muscogee Creek, stanziatasi nel sudest degli Stati Uniti e che ha dato origine alla tribù dei Seminole.  Dopo aver frequentato la scuola Indiana superiore di Agricoltura di Chilokko, in Oklahoma, si arruolò nell’Esercito degli Stati Uniti. Era ancora abituato a mangiare carne di caribou, conigli selvatici, scoiattoli e carne di procioni, ma nella sua alimentazione vi erano anche il maiale e il bisonte, il fegato, il cervello e l’intestino degli animali uccisi. Credeva che il mondo della natura, in ogni suo aspetto fosse abitato da spiriti, che potevano assumere nei confronti degli uomini atteggiamenti buoni o cattivi. Aveva sentito tante volte raccontare dagli anziani il perché si trovassero in Oklahoma, era avvenuto nel triste periodo del “Sentiero delle Lacrime”, quando vi fu una grande deportazione forzata, da parte del Governo, dei nativi americani dalle loro terre di origine, che patirono fame, freddo e contrassero malattie, e molti di loro, circa 4.000, morirono. Ora si trovava alla scuola ufficiali dell’Esercito, mangiando spesso uova al bacon, pancackes, burro, patate, polpettone, prosciutto arrosto, gelato con ciliegie sciroppate, e guardava i film di Hollywood, che già a partire dal 1920 era la patria dell’industria cinematografica americana. Con il grado di sottotenente venne assegnato alla Guardia Nazionale dell’Oklahoma, al 180° Reggimento Fanteria, della 45ª Divisione Fanteria, unità con la quale prese parte allo sbarco a Salerno, operazione “Avalanche”. Dal 12 al 14 settembre vi fu il contrattacco tedesco, la 29ª Panzer Division e la 29ª Panzer Grenadier Division, giunte di rinforzo a sostegno della 16ª Panzer Division, misero a dura prova gli attaccanti. Il sottotenente Childers sbarcò di presto mattino sulle spiagge di Paestum con la sua unità il 14 settembre, rappresentavano la riserva che doveva essere pronta ad intervenire, si attestarono sulle pendici del Monte Soprano, che tantissime volte abbiamo visto alle nostre spalle facendo il bagno a Paestum. Il contrattacco tedesco venne respinto, grazie anche ad un formidabile bombardamento navale, che spazzò via le postazioni tedesche. Si trattò, con molta probabilità, del primo cannoneggiamento navale effettuato non a scopo preventivo, per preparare un attacco, ma con osservatori d’artiglieria ben posizionati sul Monte Soprano e su alcuni piccoli rilievi nei pressi del teatro d’operazioni, di un vero e proprio tiro su obiettivi ben precisi e segnalati, alcune fonti riportano anche di obiettivi in movimento colpiti. Il rischio corso fu grosso, la possibilità di perdite per “fuoco amico” elevatissima, e non mancarono le vittime. I tedeschi, ormai in ritirata, seguirono diverse direttive, una delle quali fu la Strada Statale 91, o S.S. 91, ed il percorso fu tutt’altro che facile, da ambo le parti, con il 180° Infantry Regiment che, chiamato rapidamente ad intervenire, avanzava proprio sulla la S.S. 91. La 29ª Panzer Division si era spostata in copertura nei pressi di Contursi, pronta ad un rapido ripiegamento, il passaggio attraverso le gole era ispido di pericoli, dalle alture circostanti di Contursi ed Oliveto Citra postazioni di mitragliatrici e mortai naziste controllavano agevolmente la strada statale. Così, il sottotenente Ernest Childers dalle distese dell’Oklahoma (detto anche Great Plains state, stato delle Grandi Pianure) si trovò a combattere sulla S.S. 91, per una causa che ben conosceva, o che non conosceva affatto, oppure solamente perché doveva farlo. Comandava un plotone di circa 40 uomini, che non viaggiavano su grandi mezzi corazzati, ma su veloci Jeep Willys, o al massimo su semicingolati conosciuti come Half Track M3, bisognava incalzare il nemico, anche se con prudenza, prima si conquistavano i paesini dell’Alto e Medio Sele e meglio era. E qui l’inghippo: lungo le pendici della collina che da Oliveto Citra declina verso Ponte Sele dai nidi di mitragliatrici tedeschi parte un fuoco incrociato sugli uomini di Childers, si tratta di MG42, tremende macchine da fuoco da1200 colpi al minuto, e come se ciò non bastasse i mortai colpiscono sistematicamente tutto ciò che passa sulla strada statale. Ernst di uomini ne aveva solamente 40, sarebbero bastate poche raffiche per falcidiarli tutti, ordina di scendere dai mezzi e ripararsi negli anfratti e sotto i piccoli ponti costruiti per far scorrere i numerosi ruscelli che confluiscono nel fiume Sele, sceglie otto uomini e si inerpica verso le postazioni di mitragliatrici, è già ferito con una frattura al collo del piede. Deve scalare una parete rocciosa e chiede ai suoi di fare fuoco di copertura, ma da una casa lì vicino due cecchini lo feriscono, li elimina entrambi e continua la sua avanzata portandosi alle spalle dei nidi di mitragliatrici, uccidendo tutti i soldati di quello più vicino. E’ ormai in prossimità dell’altra postazione, si nasconde e lancia dei sassi, si alzano i due occupanti e Childers ne elimina uno mentre l’altro è ucciso dal fuoco degli altri otto americani che coprivano l’ufficiale. Ma il sottotenente non si ferma, continua a salire lungo la collina e cattura, da solo, un osservatore nemico che dirigeva il fuoco dei mortai. Tutto ciò accadeva il 22 settembre 1943. Ernest Childers guarì dalle ferite, il Congresso degli Stati Uniti lo insignì della Medal Of Honor, la più alta decorazione prevista per un militare, proposta dal Congresso e concessa dal Presidente degli Stati Uniti d’America, egli fu il primo nativo americano (così si denominano quelli che una volta chiamavamo “pellerossa”) a riceverla. La motivazione parla di “notevole valore e intrepidità a rischio della vita al di là del richiamo del dovere […]  L’eccezionale leadership, l’iniziativa, la calma sotto il fuoco e il coraggio mostrati dal sottotenente Childers furono fonte di ispirazione per i suoi uomini”. Childers continuò la sua carriera e si congedò con il grado di tenente colonnello, gli venne dedicata la scuola media nel suo paese nativo; a Tulsa, in Oklahoma, la clinica ambulatoriale del Veteran’s Administration Medical Center porta il suo nome. Quando un nativo americano muore, solitamente si posiziona la piattaforma funebre in un prato, rivolta verso ovest, per facilitare il passaggio del defunto verso il mondo dei suoi antenati che segnerà un’altra esistenza: Ernest Childers attraversò la prateria per il sacro passaggio il 17 maggio del 2005, per una vita più o meno uguale a quella che già aveva avuto, ma senza afflizioni, senza dolore, senza alcuna necessità, senza alcuna esigenza. Magari dimenticando tutti gli orrori della guerra e le sofferenze del suo popolo.

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