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“Molte cose accadono quando si precipita. Guardando a rallentatore si può vedere come per un secondo tutto il peso può finire in un punto impensato comr un gomito. Non c’è un modo univoco di cadere, ci sono persone che resistono all’impatto che naturalmente si oppongono, altre si abbandonano, altre ancora lottano o aspettano un segnale per capire dove andare”.

Nel suo nuovo libro O edito da Loose Joints studio, Luis Alberto Rodriguez fotografo e ritrattista di origini domenicane, ma cresciuto a New York e ora residente a Berlino porta in scena scatti dinamici dai colori forti e coinvolgenti.

Il corpo in movimento è il protogonista dell’opera. Siamo di fronte a immagini contemplative, e perturbanti capaci di infondere nello stesso tempo calma e inquietudine.

E ancora il corpo diviene la metafora di apparenza perché nonostantr la diversità siamo tutti uguali.

Per Rodriguez il libro vuole essere il ritratto dell’umanità in questo momento storico. Ha voluto fotografare le persone un attimo prima di cadere, prima del collasso. Quell’istante che rappresenta la sospensione tra l’essere completamente radicati a terra e l’aspirazione verso l’alto. Anche la pelle è una mappa che racconta una storia, un tessuto che racchiude tracce del cammino di ciascun essere vivente.

Il titolo dell’opera: O, è un simbolo aperto per il suono, che indica la continuità, il sussulto durante una caduta libera, un lamento collettivo.

Nel suo lavoro il fotografo mostra anche la morte intesa come destinazione finale. “È l’inevitabile, l’unica promessa. Se siamo fortunati, i piedi sono il mezzo di trasporto del nostro viaggio. Concludendo con i piedi, sono voluto toranare all’essenza di ciò che ci lega alla terra che tutti condividiamo”.

Da quel punto di vista si può quasi guardare verso l’alto e all’indietro nell’abisso della propria vita.

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