di Marzia De Nardo
Marco De Simone, classe 92, è un giovane talentuoso autore salernitano.
Chitarrista di professione e appassionato di teatro dai tempi del liceo, trasferisce gli aspetti del suo “artigianato” nei suoi lavori. Lo intervistiamo in occasione della rappresentazione della sua opera teatrale dal titolo “Noi, Pupazzi” in scena il 25 aprile al Teatro Genovesi di Salerno. Un lavoro che Marco De Simone ha scritto, musicato, diretto ed interpretato.
Marco, qual è la trama dello spettacolo?
Lo spettacolo denuncia l’orrore della discriminazione e della persecuzione degli anni ’30 in un probabile paese della provincia italiana. Da qui nasce una vicenda puramente inventata e basata sulle testimonianze reali di Saul. Un burattinaio che fa sognare gli abitanti della sua cittadina con le favole che inventa e mette in scena per loro. Con le leggi razziali del ’38, però, la vita di Saul, come quella di migliaia di altre persone, cambia drasticamente. Nonostante la realtà inaccettabile che lo circonda, il protagonista non rinuncia alla necessità di dare voce ai suoi pupazzi. Continuerà, infatti, a raccontare le sue storie alle persone che fuggivano e si nascondevano con lui, offrendo loro l’occasione per distrarsi, commuoversi e sorridere.
Non si tratta, quindi, di uno spettacolo sulla Shoah o sulle deportazioni!
No, in scena non si parla mai di campi di concentramento, gas, e atti cruenti. La storia, piena di passione e speranza, vuole essere un inno alla vita, una spinta a valorizzare l’esistenza, rispettando la memoria di coloro a cui è stata negata, senza motivo, ogni possibilità di sopravvivenza.
Come mai hai avuto la necessità di creare un lavoro basato su questi tristi avvenimenti?
In realtà lo spettacolo è nato su commissione della direzione artistica della mediateca Marte di Cava de’ Tirreni. Chiedeva la realizzazione di un lavoro che prendesse spunto dal tema delle leggi razziali in Italia. Da qui l’idea di uno spettacolo metaforico che utilizzasse la favola, come accade spesso nella grande tradizione letteraria. Dagli antichi greci, a Esopo, fino a Orwell, la favola con gli animali insegna l’arte del vivere, prepara a comprendere il conflitto tra il bene e il male in ogni azione umana, aiuta a entrare in contatto con i problemi della vita e a risolverli.
E’ uno spettacolo che ha riscosso molto successo.
Sì, è stato molto apprezzato. Ma la possibilità di esibirmi anche al di fuori della mia “confort zone” è stata ancora più stimolante. Infatti, ho partecipato a numerosi festival nazionali come il Milano Off, il Catania Fringe, la festa della storia organizzata dall’università Bologna. Per me ogni volta è stata un’emozione nuova. Sono anche molto felice di partecipare all’ottava edizione di “InScena! Italian Theater Festival” di New York dove hanno selezionato, con mia grande sorpresa, tra i numerosissimi lavori, il mio spettacolo, nonostante lo avessi inviato quasi per gioco.
Quindi il 25 aprile avremo l’occasione di vederti calato nei panni Saul.
Sì, vi aspettiamo numerosi il 25 aprile presso il Teatro Genovesi di Salerno in Via Sichelgaita, alle ore 20.00. Sarà un’occasione per conoscere un giovane in bretelle e in maniche arrotolate al gomito che, con gentilezza, rispetto e garbo, racconterà delle storie, che, nonostante tutto, non ci faranno perdere la speranza di un agognato lieto fine.