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Tintilla, vitigno autoctono molisano, ha catturato la mia attenzione in un giorno di esplorazione enoica.
Pare sia stato a rischio scomparsa quando erano più produttivi altri vitigni, ma fu riportato in auge negli anni ’70, rivendicando l’essenza espressiva della terra del Molise.
Nel 2011 ottiene la DOC.

Di Majo Norante.
Non fu questo il nome a cui si assegna la rinascita di questo vitigno, ma di certo è un nome degno di essergli associato.
Vignaioli dal 1800, l’azienda Di Majo Norante produce vini esclusivamente dai 123 ettari di proprietà, discendenti dell’antico feudo dei Marchesi Norante di Santa Cristina, a nord del Gargano, in contrada Ramitelli, precisamente a Campomarino, in Molise.

Terreni argillosi-sabbiosi, brezze estive per un clima favorevole alla coltivazione della vite. Coltivazione tradizionale, effettuata con cura e passione seguendo i metodi tramandati dalle varie generazioni contadine che in quelle vigne si sono susseguite. Si utilizzano solo concimi si origine organica e minerale e si selezionano le uve durante la vendemmia.

Tintilla. (Fonte: pagina Instagram dell’azienda)

Lo studio attento sull’adattabilità dei vitigni autoctoni meridionali al terreno molisano e la costante ricerca della tipicità di ognuno di loro, sono la base della filosofia produttiva dell’azienda.
Nuovi vini da antichi vitigni.

Tintilla del Molise DOC vendemmia 2018: 100% tintilla. Vinificato in purezza con vendemmia ottobrina, fa macerazione a contatto con le bucce per circa 1 mese e fa anche la fermentazione malolattica. Affina in parte in barrique e in parte in acciaio per poi ultimare con un riposo in bottiglia per circa 6 mesi prima di essere messo in commercio.
Rosso rubino intenso, carico di colore. Naso di frutta matura a polpa scura, prugna, poi sottobosco, spezie, pepe nero, cuoio. In bocca è bello corposo, strutturato, abbastanza tannico e sapido, ma riesce a lasciare il palato piacevolmente sorpreso e morbido.

Tintilla Di Majo Norante 2018

Una curiosità è che per molto tempo si è pensato a questo vitigno come ad un parente di del Bovale Grande oppure ad un vitigno di origine spagnola (dalla parola “tinto” che indicherebbe il rosso intenso dell’uva e del vino che ne deriva). Oggi, a seguito di una ricerca dell’Università del Molise, si escludono parentele con altri vitigni.

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