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Secondo fonti di Reuters la maggioranza dei Paesi dell’UE hanno rigettato le insistenze di alcuni operatori di rete, per l’applicazione di una tassa alle “Big Tech” (p.e. Google) per lo sviluppo di nuove reti. La tassa servirebbe, ad aumentare la disponibilità di reti mobili di nuova generazione, come il 5G.

Durante un incontro con il commissario all’industria Breton in Lussemburgo, giovedì scorso, i ministri delle telecomunicazioni di 18 Paesi, hanno rifiutato la proposta della nuova tassa o hanno chiesto studi approfonditi per caprine l’impatto. La posizione dei governi risuona con quella di BEREC: l’Organismo dei Regolatori Europei delle Comunicazioni Elettroniche.

Sempre secondo le fonti di Reuters: Deutsche Telekom, Orange, Telefonica e Telecom Italia vogliono che le grosse aziende tecnologiche aiutino a finanziare i costi di queste operazioni di potenziamento delle reti, dato che i loro dati formano una grossa parte di quelli che vengono scambiati attraverso esse. Posizione condivisa anche dal commissario Breton, da un ex manager di France Telecom (Orange) e dell’azienda di consulenze informatiche francese Atos.

Dall’altro lato, invece: Google, Meta, Apple, Amazon, Netflix e Mcirosoft si sono dimostrati contrari all’imposizione della tassa, affermando che loro investono già nel’infrastruttura digitale. Per quanto riguarda i ministri delle telecomunicazioni sopra citati, l’accortezza nell’approvare l’idea sta nella paura che i costi vengano poi fatti ricadere sugli utenti, l’assenza di studi sugli effetti di una legge del genere e hanno rimarcato il fatto che gli investimenti in materia non mancano. Inoltre, c’è la paura che vengano infrante le leggi di neutralità dell’UE che fanno in modo che ogni attore del mercato venga trattato nel modo più equo possibile.

Breton ha affermato che entro la fine di giugno presenterà un report con le opinioni di tutti gli attori coinvolti e di alcuni operatori che aiuteranno a decidere quali saranno i prossimi passi.

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