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Rischio stop definitivo più concreto per la Serie A. Cosa succede se si ferma tutto? Sentite Gravina.

Dopo aver sentito i club della Serie A, l’Associazione calciatori e i rispettivi presidenti, è sempre meno probabile l’ipotesi di un rientro in campo. Lo confermano le migliori testate giornalistiche sportive, tra cui La Gazzetta dello sport che hanno ben approfondito la vicenda. Sarebbe pura utopia rientrare in campo prima della fine di questa emergenza, soprattutto se la comunità scientifica dovesse accertare l’aumento dei contagi e si rendesse quindi necessario prolungare i divieti attuali fino alla fine di aprile o addirittura oltre. In questo caso, molto difficilmente, ci sarebbe la possibilità di terminare le competizioni anche perché alcune società hanno giustamente permesso di ritornare dalle proprie famiglie alcuni calciatori che nel momento in cui ritorneranno alla base, per legge, dovranno affrontare il periodo di quarantena imposto dal Governo. Insomma, chiudere qui il campionato potrebbe essere una prospettiva che per almeno una decina di club non sarebbe poi così rovinosa, riprendere invece un campionato senza più obiettivi di classifica diventerebbe una possibilità da sostenere senza troppo vigore.

In caso di STOP definitivo ci sarebbero varie strade da percorrere, non ultima la cristallizzazione dell’attuale classifica, la non assegnazione dello scudetto e anche le retrocessioni bloccate. Si salverebbero così Spal, Brescia, Lecce e tutti gli altri club ma al contrario potrebbe essere un disastro per chi è ancora impegnato nella lotta allo scudetto come la Lazio ed alla Champions.

Intanto nel suo intervento di ieri sera a Radio Marte, il presidente della FIGC Gabriele Gravina conserva la speranza di un rientro in campo anche a costo di dover chiedere un supporto alle massime autorità sportive internazionali quali Uefa e Fifa di superare la data imposta del 30 giugno con la possibilità di sfruttare anche il periodo di luglio e agosto per un eventuale rientro in campo e la garanzia di concludere le 13 giornate ancora da disputare. Secondo il presidente infatti sarebbe una sconfitta personale abbandonare del tutto l’idea di non fare le partite e non arrivare in fondo alle competizioni e creerebbe appunto uno scenario antipatico.

fonte foto www.figc.it

tempo di lettura: 3 minuti

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