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Dal Sud-est asiatico all’Europa mediterranea, cresce la comunità globale dei lavoratori senza ufficio fisso. Ma quale impatto hanno sui territori che li ospitano?

Negli ultimi anni, la figura del nomade digitale è diventata simbolo di un cambiamento profondo nel mondo del lavoro. Lavorare con un laptop da una spiaggia in Thailandia, un caffè a Lisbona o un coworking a Bali non è più un sogno riservato a pochi, ma una realtà per milioni di professionisti in tutto il mondo.

Chi sono i nomadi digitali

I nomadi digitali sono professionisti che operano completamente da remoto, senza una sede fissa. Sviluppatori, designer, marketer, insegnanti di lingue, consulenti: la maggior parte lavora online in settori digitali e creativi. Spinti dalla libertà geografica, molti scelgono di vivere temporaneamente in paesi con un buon equilibrio tra qualità della vita, costo basso e connettività internet affidabile.

Dove vanno

Le mete preferite sono città accoglienti, ricche di cultura e con una buona infrastruttura tecnologica. Tra le destinazioni più gettonate: Bali, Chiang Mai, Medellín, Città del Capo, Tbilisi, Lisbona, e recentemente anche città europee più piccole che puntano a rivitalizzare il territorio attrarre questi lavoratori con visti speciali e incentivi.

Impatto sulle comunità locali

L’arrivo dei nomadi digitali può avere effetti positivi: spingono l’economia locale, aprono nuovi mercati, incentivano l’uso del digitale. Ma non mancano le criticità. In alcune città, il boom di affitti brevi ha contribuito all’aumento dei prezzi delle case, creando tensioni con la popolazione residente. In altri casi, la presenza temporanea di questi lavoratori non sempre si traduce in un reale coinvolgimento nella vita sociale del territorio.

Le risposte dei governi

Sempre più paesi stanno creando “digital nomad visa”, permessi speciali che permettono a questi lavoratori di risiedere legalmente per periodi medio-lunghi, senza gravare sui servizi locali. L’Estonia è stata tra le prime, seguita da Barbados, Portogallo, Croazia, Costa Rica e molti altri. L’obiettivo è attrarre capitale umano senza alimentare il turismo mordi-e-fuggi.

Un fenomeno destinato a crescere

Secondo le stime di Statista e Nomad List, nel 2024 si contano oltre 35 milioni di nomadi digitali nel mondo. Con il continuo sviluppo delle tecnologie digitali e il cambiamento culturale nel lavoro, il numero è destinato a salire.

I nomadi digitali rappresentano una nuova forma di mobilità globale: flessibile, connessa e spesso sostenibile. Ma il loro impatto dipende dalla capacità dei territori di accoglierli in modo equilibrato, trasformando una tendenza in una reale opportunità di sviluppo condiviso.

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