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di Gerardo Pecci

Il 20 giugno 2023 nell’aula consiliare del Comune di Eboli, in via Matteo Ripa, si è svolto un incontro serale, aperto ai cittadini, sul tema Eboli e cultura. Problemi e prospettive del dibattito culturale nella nostra città. L’incontro è stato organizzato dal gruppo politico Eboli Responsabile, coalizione che ha partecipato alle scorse elezioni amministrative comunali e che adesso è in minoranza. La coalizione sosteneva il candidato a sindaco Damiano Capaccio. L’intento dell’incontro è legato all’idea di «ricostruire un tessuto culturale che negli ultimi anni è stato abbandonato a se stesso», focalizzando l’attenzione su alcuni punti che il gruppo politico ritiene essere fondanti per lo sviluppo civile e la qualità della stessa vita dei cittadini ebolitani, tra i quali il rilancio del turismo; la riapertura della biblioteca comunale e addirittura la creazione di un “Museo e Archivio storico-fotografico della Città di Eboli” per la documentazione della vita e dei luoghi del territorio; la creazione di centri di socializzazione e di promozione di attività musicali e teatrali, anche attraverso la realizzazione di un teatro comunale, di una sala prove per i gruppi musicali e sale per concerti e convegni e la gestione e creazione di impianti e aree pubbliche per attività sportive e «ludico-creative».

La relazione di apertura è stata letta da Vito Pindozzi che a proprio modo di vedere ha toccato alcuni punti che sarebbero necessari per la buona qualità di vita di ogni cittadino: una nuova attenzione verso il mondo della lettura e un uso consapevole della biblioteca comunale, da rilanciare come servizio primario per lo sviluppo culturale del territorio, così come lo sono l’istruzione e la formazione. Ha affermato che Eboli, allo stato attuale, sarebbe diventata una sorta di periferia metropolitana in grave difficoltà e che quindi dovrebbe essere invertita la rotta per meglio esprimere «la dimensione del vivere civile», muovendo una severa critica verso i sindaci e le passate amministrazioni comunali che «da oltre un ventennio non hanno svolto azioni incisive nel campo della cultura e dello sport». Diversi esponenti del gruppo politico proponente l’incontro hanno, a tal proposito, ironicamente denominata come «cultura bancomat» quella relativa alla penultima amministrazione comunale. Pindozzi, ha poi messo in evidenza la necessità di recuperare alcune strutture architettoniche degradate, di proprietà del Comune, per adibirle a luoghi di aggregazione sociale, sportiva e culturale, attraverso un’azione più incisiva in favore del patrimonio edilizio pubblico.

Enrico La Rocca, tecnico FIDAL, ha poi relazionato su problemi dello sport e dell’associazionismo sportivo giovanile, lamentando una forte condizione di disagio. A suo dire, a Eboli non vi sarebbero strutture e impianti sportivi moderni, in linea con quanto invece avviene altrove. Egli afferma che in città sono presenti «quattro associazioni sportive dilettantistiche» che hanno bisogno di appositi spazi e di una nuova area sportiva coperta, oltre al Palasele, omologata per attività soprattutto legate all’atletica leggera e a quella pesante.

Giovanni Germano, tenore presso l’Orchestra della Basilicata, ha evidenziato la carenza a Eboli di attività e di luoghi legati a momenti della cultura musicale “alta” e critica significativamente il quasi immobilismo delle passate amministrazioni comunali nel settore musicale e lirico-musicale. Poi ha invitato l’attuale amministrazione comunale, e il sindaco Conte, a voler fare molto di più per la cultura musicale a Eboli.

Anna Bambino, rappresentante dell’associazione Educarteatrando, invoca con convinzione e con forza la nomina di un assessore comunale alla cultura, al posto di un consigliere delegato dal sindaco, per affrontare in maniera più incisiva le molteplici problematiche di questo delicato settore. E si augura che le attività teatrali possano avere un ruolo più forte e significativo nella generale politica culturale per la città.

Enrico Tortolani, attuale presidente della Pro Loco di Eboli, ha parlato della libertà di associazione, costituzionalmente garantita, e del ruolo delle Pro Loco nei tessuti culturali delle città, importanti per la promozione del patrimonio culturale, soprattutto quello legato al turismo e alla conoscenza del territorio. Egli ha precisato, con rammarico e a giusta ragione, che la Regione Campania però non finanzia le attività delle Pro Loco nonostante svolgano attività importanti per lo sviluppo sociale e culturale del territorio cittadino.

Ivan Vernosce, consulente del Terzo Settore, ha posto l’accento, ma in maniera molto generica, sulle attività culturali e liturgiche della tradizione religiosa e di quelle legate al mondo dell’arte e cita anche il Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio. Ha affermato poi, in sintonia con quanto ribadito dagli altri relatori, che «un paese senza assessorati alla cultura è un paese che non tiene alla civiltà», come se un assessore alla cultura all’interno della giunta comunale potesse risolvere tutti i molteplici problemi di una realtà variegata e complessa come lo è il settore delle culture, al plurale. Ha accennato alla povertà della politica culturale a Eboli e alla marginalizzazione delle attività culturali e alla necessità di attuare un “Piano cinema”. Infine, ha citato l’esempio delle fondazioni bancarie che finanziano il recupero dei beni culturali in stato di conservazione precario, o in pericolo, appartenenti al patrimonio della Chiesa cattolica.

Dopo questi interventi, da programma, è intervenuta Lucilla Polito, attuale consigliere comunale di maggioranza e delegata alla cultura. Dopo aver ascoltato i precedenti relatori, ha aperto le porte a una collaborazione su temi e problemi evidenziati, in particolare sulla necessità del recupero del patrimonio edilizio cittadino degradato, sul nuovo Piano Urbanistico Comunale, ha accennato al recupero di aree da riqualificare come, ad esempio, il Parco di Sant’Antonio e ha difeso l’importanza dell’esistenza di una Consulta della Cultura come organo importante per la programmazione delle varie attività in questo delicato e poliedrico settore della vita civile della città. Infine, sulla proposta della creazione di un vero e proprio assessorato alla cultura nella giunta comunale si è mostrata possibilista, pur senza apertamente schierarsi in favore di questa proposta politico-amministrativa.

Ha chiuso l’incontro pubblico l’intervento di Damiano Capaccio, consigliere comunale e capogruppo di Eboli Responsabile. Egli, ha ribadito l’idea di creare e/o potenziare spazi culturali e sportivi per la città e che la biblioteca comunale deve essere riaperta, affidandola a personale comunale assunto in pianta organica, rivendicando una «scelta etica» alla quale l’attuale amministrazione dovrebbe fare riferimento. E ha ribadito, con fermezza, che l’attuale sindaco Mario Conte, in rapporto alla più generale politica culturale di Eboli «ha responsabilità in tutto questo e sarà giudicato per le scelte politiche che farà». Infine, Capaccio si augura che possa essere nominato un assessore alla cultura, preparato e culturalmente valido, in grado di dare un contributo importante nei vari settori culturali, e sportivi, legati a questo grande e variegato aspetto sociale della vita civile di Eboli.

Tra il pubblico che ha assistito all’incontro va registrata la significativa presenza anche di Gerardo Rosania, già sindaco di Eboli, protagonista di un momento e di una stagione politica per la città di grande valore civile e di grande importanza storica e che andrebbe adeguatamente rivalutata, anche ai fini di nuove e più efficaci visioni politiche e nuove progettualità culturali.

Quello che emerge da questo incontro è che diverse persone che erano presenti hanno avuto la sensazione «di essere in una continua campagna elettorale». Si è evidenziata una incisiva critica verso le passate amministrazioni comunali, incalzando l’attuale a muoversi in alcune direzioni e settori del mondo della cultura e dello sport. Nulla di preoccupante, fa parte del gioco delle fazioni politiche mettere in difficoltà l’avversario, fare delle proposte e predisporre delle “contromisure”.

Affermare che il tessuto culturale a Eboli «negli ultimi anni è stato abbandonato a se stesso» e che, anzi, per vent’anni e oltre a Eboli non si è fatta cultura o che non siano state realizzate iniziative culturali di grande spessore e impatto sociale è cosa alquanto discutibile. Infatti, va ricordato che a Eboli la cultura al di là delle scelte, o non scelte, fatte dalle amministrazioni civiche cittadine è stata sempre realizzata, nella maggioranza dei casi, e portata avanti, dall’associazionismo: da persone determinate a dare il proprio contributo per la comunità cittadina. Lo hanno fatto in maniera pressoché costante e non si può fare di tutta l’erba un solo fascio da buttare alle ortiche. Le associazioni, da ben oltre venti anni, hanno fatto e fanno costantemente cultura e per la stragrande maggioranza dei casi hanno lavorato e lavorano in modo autonomo, chiedendo alle amministrazioni comunali di turno solo gli spazi pubblici come, ad esempio, la Sala Mangrella nel complesso monumentale di San Francesco, per momenti e incontri culturali, convegni e mostre d’arte, o la Sala San Lorenzo per manifestazioni soprattutto musicali, o sempre il chiostro del complesso monumentale di San Francesco, senza coinvolgere finanziariamente il Comune, ma chiedendo il patrocinio morale che è stato quasi sempre dato in maniera gratuita e con generosità da tutti i sindaci che si sono succeduti, fino ad oggi. E un ruolo importante lo hanno svolto, e continuano a farlo con impegno, professionalità e abnegazione, per esempio, il Centro Culturale Studi Storici, presieduto dal cavaliere Giuseppe Barra, e l’Associazione Liberart, presieduta dall’artista Pasquale Ciao. Tutto ciò lo sanno benissimo alcuni dei relatori perché anche loro in prima persona, come Vito Pindozzi e lo stesso Damiano Capaccio, hanno avuto parte attiva, in qualità di consiglieri comunali o di assessori, in passate amministrazioni e conoscono, per esempio, la qualità degli incontri d’arte, di musica e diversi e importanti momenti culturali svoltisi a Eboli negli anni, grazie soprattutto a volontari, a persone di cultura e specialisti in diversi settori che hanno gratuitamente dato il proprio apporto allo sviluppo della cultura, considerata come pietra miliare di progresso sociale e di civiltà. Sono dati innegabili e che possono essere facilmente documentati con dati alla mano, con fonti ineccepibili e incontrovertibili. Infatti, ad esempio, basti pensare alle varie mostre d’arte fatte in periodo estivo nella Sala Mangrella negli anni scorsi, come Omaggio a Carlo Levi, e che hanno avuto un discreto successo. È tutto documentato, anche con qualche catalogo. Sono state iniziative culturali che hanno evidenziato la presenza a Eboli di artisti di ottimo livello. Altro momento importante fu l’incontro con i professori universitari Francesco Abbate e Vincenzo Pacelli, storici dell’arte, voluto dall’Università degli Studi di Napoli Federico II, per volontà e l’impegno personale del compianto professore Mangrella. Si discusse dell’ultimo dipinto di Caravaggio, presente nel nostro territorio, opera oggi conservata a Napoli. Sempre sull’ultimo dipinto di Caravaggio, fu poi invitato parlare, nella Sala Mangrella, il notissimo storico dell’arte, oggi rettore dell’Università per Stranieri di Siena, Tomaso Montanari.

Vanno fortemente ricordati anche gli incontri sul patrimonio culturale, storico-artistico, presente a Eboli nell’ambito della rassegna Arte in Eboli al quale parteciparono anche gli studenti delle scuole superiori di Eboli, come pure la ricerca e la catalogazione di opere d’arte di Eboli, Serre e Postiglione nell’ambito del progetto scolastico Genius Loci. Arte e territorio, finanziato dai Rotary Club, e realizzato con l’apporto dei docenti di storia dell’arte dell’Istituto di Istruzione Superiore “Perito-Levi” di Eboli, allora diretto dal dirigente scolastico Giovanni Giordano. Ne abbiamo testimonianza anche nel volume con le schede di catalogazione che fu pubblicato, un testo che ancora oggi serve a tutti coloro che vogliono conoscere le opere d’arte che furono oggetto di studio scientifico. Sono, questi, solo alcuni significativi esempi, tra tanti altri, che dimostrano che a Eboli si è sempre fatta cultura, ma con l’appoggio costruttivo di tutte le amministrazioni comunali che negli anni hanno sempre messo a disposizione gli spazi per gli incontri di studio, i sopralluoghi e i convegni.

Nell’incontro voluto dal gruppo politico Eboli Responsabile è tuttavia mancato un contributo, chiaro, articolato e puntuale, legato al tema non certamente secondario, ma fondamentale e primario, della tutela e valorizzazione del patrimonio culturale, grandissimo assente della serata e che non si può dare mai per scontato. Si tratta, e va fortemente ribadito, di un’assenza che pesa come un macigno. Infatti, a parte qualche lieve cenno al Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, nessun relatore ha affrontato il problema della conoscenza e della corretta divulgazione del patrimonio storico-artistico di Eboli, che pure presenta opere d’arte di grande valore e di grande significato artistico, sociale e religioso, visto che si tratta quasi sempre di dipinti e sculture conservate nelle chiese della città. Infatti, è il caso di pensare anche a questi temi e al recupero di opere che oggi sono in grave pericolo, almeno per spingere gli organi competenti in favore del restauro e del recupero dei dipinti all’interno della chiesa di Santa Maria di Loreto (o “de Reto”) o il dipinto sull’altare nella piccola cappelletta della Madonna di Costantinopoli, al Ceffato. Si spera che comunque si possa guardare alla cultura con rinnovato spirito critico e con una diversa visione che metta in evidenza l’unità dei saperi e la loro funzione civile perché quello che non è stato detto nell’incontro è che «i beni culturali sono testimonianze di civiltà». La cultura deve unire, sempre, mai dividere!

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