Santarcangelo di Romagna, un bellissimo borgo nel primo entroterra riminese, considerata “La Porta della Valmarecchia”.
Nel sottosuolo del colle Giove (nel centro antico di Sant’Arcangelo) si trova una città sotterranea di origini antichissime, circa 150 grotte scavate nell’arenaria e nell’argilla, utilizzate come luoghi di culto, ma anche come rifugi durante la Seconda Guerra Mondiale, e soprattutto come cantine per conservare il vino. Da qui pare derivi il nome “Sangiovese”, che, secondo la leggenda locale, starebbe per “sanguis Jovis”, poiché le gallerie sotterranee, riempite di liquido rosso, venivano metaforicamente paragonate alle vene in cui scorre il sangue di Giove.
Tra le stradine del paese scopro un negozietto, diverse decine di bottiglie sistemate un po’ a caso, un’etichetta attrae la mia attenzione: Romagna DOCG, Albana secco, “InTerra”, vendemmia 2017, Tenuta La Viola.
Tenuta La Viola è l’azienda della famiglia Gabellini. La storia parte dal 1962 e oggi è principalmente Stefano che con passione, amore e profondo rispetto, insieme alla sua mamma, curano i circa 12 ettari vitati a Bertinoro, che oltre ad essere un piccolo borgo medievale, terra di tanti illustri nomi, oltre che di arte, cucina e motori, è un territorio particolarmente vocato per la qualità dei vini prodotti. Il clima è ideale, tra l’Adriatico e l’Appennino tosco-romagnolo. Queste terre argillose, calcaree, ricche di antichi sedimenti marini permettono a noi bevitori di ritrovare nel vino un carattere di mineralità, sapidità e acidità davvero caratteristici.

Si chiama spungone l’anello di congiunzione tra le caratteristiche del terreno e la qualità che ritroviamo poi nel vino. Dal dialettale spugnò o spungò per il suo aspetto “spugnoso”, è un particolare tipo di roccia arenaria calcarea, costituita da un grossolano impasto di gusci di conchiglie marine tenute assieme da cemento calcareo, insediatisi durante il Pliocene Medio, circa 3 milioni di anni fa, sulle zone rialzate che costituivano la Romagna di allora.

Leggendo dei Gabellini, e facendo una chiacchierata con Stefano, mi ritrovo nel racconto di persone umili, che amano e rispettano profondamente la natura, la terra, e i prodotti che essa genera. Persone che con orgoglio considerano il vino, frutto del loro lavoro, come l’unione di due mondi, quello degli uomini e quello della natura, in grado di buttare giù le barriere, in una condizione di convivialità, armonia, anche tra gli uomini stessi. E questo rispetto incondizionato si traduce inevitabilmente in un’agricoltura biologica dal 1999, e oggi anche biodinamica dal 2018.
“Passeggiando tra i nostri vigneti, si respira una atmosfera senza tempo,da cui si coglie la profonda devozione di una famiglia intera verso la propria terra.”
Stefano Gabellini
Romagna DOCG, Albana secco, “InTerra”, vendemmia 2017, Tenuta La Viola.
L’albana nasce nell’azienda come un vino prodotto per gli amici, vent’anni fa mi diceva Stefano, si vinificava un’albana dolce, le uve venivano vendemmiate al massimo della loro maturazione. Poi da buon ingegnere al passo coi tempi ma con i piedi ben piantati nella sua terra, Stefano decide di iniziare a vinificare l’albana portando in produzione un vino secco. Dal 2015 inizia l’avventura, piano piano, a piccoli passi, l’esperimento si rivela una vittoria e poco alla volta la produzione dell’albana secco aumenta e oggi si contano circa 1400 bottiglie/anno.

Ci troviamo a 200 m.s.l.m. con esposizione a ovest, in località San martino. Le uve vengono raccolte e selezionate a mano direttamente in vigna nei primi giorni di settembre e trasportati in cantina in piccole cassette di legno. La fermentazione è spontanea con lieviti indigeni e il vino fa una macerazione sulle bucce per circa 6 mesi in anfore Georgiane da 300 e 400 litri, per poi affinare in vetro per almeno 6 mesi.
Vendemmia 2017, 752 bottiglie prodotte. Il 2017 è stato caratterizzato da un clima molto caldo, con pochissime piogge, l’ultima nel mese di giugno e questo inevitabilmente ha inciso sulla produzione, registrando un calo di circa il 60% soprattutto per i loro vini rossi.
Stappo. L’inizio è un po’ timido, quasi schivo, come a dire “se non sei uno di carattere è meglio che mi lasci perdere”, una breve attesa ed esce fuori il carattere di un osso duro. Colore meraviglioso. Giallo dorato, luminoso, vibrante. Si apre al naso con un bouquet ricco, agrumi, frutta candita e disidratata, pesca, albicocca, pera, nespola, fiori essiccati, fieno. In bocca una acidità spaziale. Leggermente tannico, sapido, pulito, torna il vegetale nel retronasale, una leggerissima nota salmastra, e poi è davvero persistente.
“Questo vino nasce dal desiderio di vinificare le uve cosi come si faceva una volta. Una ricerca di esperienze che ci appartengono ma che abbiamo abbandonato e dimenticato negli anni. “InTerra” perché fatto dentro la terra dalla quale le sue uve provengono, un vino ancestrale capace di conciliare il presente con il nostro passato.”
L’Albana, una gran bella bevuta.
Cheers
Fonte Immagine Copertina e altre foto: sito web di Tenuta la Viola
Fonte Foto vino: Brigida Mannara