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Un vitigno potente con un carattere fiero, degno della spada di un cavaliere templare, che affonda le sue radici nella roccia del vulcano spento, e che da qui il terroir lucano si manifesta in tutto il suo splendore.

L’area del Vulture, un vulcano spento a memoria d’uomo, nei cui crateri si sono formati affascinanti laghi, ove il suolo è caratterizzato da uno strato di tufo e uno di terreno (quest’ultimo varia tra ghiaioso, sabbioso, argilloso).

Il tufo, minerale poroso, per capillarità è in grado di assicurare la giusta umidità alle radici, poiché restituisce in periodi di siccità tutta l’acqua delle piogge invernali. Sempre disponibile inoltre è l’energia del sole, come il clima temperato, che si allontana dal tipico mediterraneo, con escursioni termiche significative.

C’è un elemento però che complica la vita ai vignerons di Aglianico del Vulture: la maturazione alquanto tardiva. La vendemmia avviene tra ottobre e novembre, quando il resto del sud Italia ha già vendemmiato del tutto.

La coltivazione dell’ aglianico non interessa solo la provincia di Potenza, ma oltre la metà del vigneto lucano è coltivato con questo vitigno, dal quale si ricava un vino rosso impegnativo, quasi da meditazione, adatto all’abbinamento con “il pranzo domenicale” caratterizzato da ragù, carni rosse succulente, formaggi stagionati.

Come tutti i grandi vini rossi, il segreto del suo successo è dato dalla spiccata longevità, complici indiscusse le annate particolarmente favorevoli e l’uso ragionevole del rovere francese, perfetta combo per una capacità di affinamento e invecchiamento elevata.

Riceve la denominazione di origine controllata nel 1971, quando pochissime cantine imbottigliavano con proprie etichette; Un percorso ricco di soddisfazioni che ha portato ad ottenere nel 2010 la Docg per la tipologia Superiore o Riserva.

Tante le cantine in cui la passione si fonda ad un lavoro di estrema dedizione, come non citare Gerardo Giuratrabocchetti “Cantine del Notaio” , o la famiglia Grimolizzi “Cantine il passo”.

La Basilicata si è rivelata nel panorama turistico ed enogastronomico italiano, e nonostante la sfida difficile della concorrenza straniera e dell’ omologazione del gusto voluta dal mercato, con il suo vino “vulcanico ellenico” fa parlare di sé oggi, e con presunzione per qualche altro secolo.

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