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di Gerardo Pecci

Parigi, Francia. Il Museo del Louvre è uno dei più grandi centri museali esistenti al mondo. Il primo nucleo della costruzione architettonica risale al XIII secolo, come residenza reale, ma divenne museo nel 1793. Conserva opere importanti che cronologicamente spaziano dal VII millennio avanti Cristo alla metà del XIX secolo. La sua visita completa richiede sicuramente diversi giorni. Non è possibile visitare tutte le collezioni in poco tempo.

L’importante polo museale francese è strapieno di visitatori. L’impressione che si ha entrando, dopo la discesa nella grande sala sottostante la famosa piramide di[GP1]  Ieoh Ming Pei, è quella di ritrovarsi in una vera e propria stazione di smistamento dei visitatori, articolata su più livelli. Ognuno può scegliere i percorsi di visita che preferisce. Lo spazio è amplissimo e da esso si parte per accedere alle varie collezioni e anche a bar e ristoranti. In questo contesto spaziale-architettonico è presente pure un vero e proprio centro commerciale, proprio come se fossimo in una grande stazione ferroviaria dotata di vari negozi. Per motivi di studio e per coloro che amano le arti e vogliono comprare cataloghi museali, libri di archeologia e di arte, cataloghi di mostre temporanee, vi è un fornito bookshop.

Ho visitato questo museo francese il 16 agosto 2023, pochi giorni fa, per motivi di studio. Mi interessavano alcuni dipinti delle raccolte pittoriche dell’ala Denon, con capolavori celeberrimi dell’arte pittorica europea. Il mio breve soggiorno museale si è limitato a questa porzione di Louvre, escludendo per scelta personale le altre ali museali.

All’ala Denon si accede dallo scalone principale sulla cui parete di fondo troneggia la statua greca della Nike di Samotracia, opera risalente al 190-180 avanti Cristo. Nell’ala museale Denon è possibile ammirare capolavori celeberrimi della pittura europea di età moderna, dalla più famosa opera conservata nel museo, la Gioconda di Leonardo da Vinci, alla Vergine delle Rocce e la Sant’Anna con Madonna, Bambino e agnellino, anch’esse opere leonardiane. Vi sono poi l’Incoronazione di spine di Tiziano Vecellio, il San Sebastiano di Andrea Mantegna, la Zattera della Medusadi Gericault, la Libertà che guida il popolodi Delacroix, tanto per citare solo alcune opere, tra le più celebri. Le opere d’arte vanno sempre viste e interrogate dal vero, a tu per tu, faccia a faccia, questa è l’unica esperienza che ci può dare davvero emozioni grandissime, per cercare di comprenderle nella loro consistenza storica e culturale e nella loro presenza fisica, qui e ora, davanti ai nostri occhi.

L’opera che certamente è l’icona stessa e simbolo del museo parigino è la Gioconda di Leonardo, che l’artista di Vinci portò con sé in Francia quando vi si trasferì in via definitiva, per scelta personale. La sala dove l’opera è conservata ed esposta è ampia e luminosa, presenta diversi capolavori di altri importantissimi artisti. Di fronte al dipinto di Leonardo, ma alle spalle dei visitatori che guardano la donna seduta con il suo enigmatico “sorriso” e si affollano come api intorno al miele, senza poterne percepire il gusto, vi è il grande dipinto con le Nozze di Cana di Paolo Veronese a cui pochi fanno caso, nonostante le sue imponenti dimensioni. Quello che veramente mi indigna e mi impressiona di più, e si tratta di un’impressione negativissima, è la folla che si accalca vociante davanti all’immagine di “Monna Lisa”: sembra l’omaggio al ritratto funebre di una defunta, posto sulla sua bara per l’ultimo saluto. Tutti si affollano, si spingono, si urtano e si sbracciano. Tutti con gli smartphone in aria per strappare un primo e ultimo fotogramma e avere un pallido e fugace ricordo del celebre volto della defunta che, con il suo sorriso enigmatico, si prende gioco di questa folla informe e ansante che avanza a fatica, racchiusa tra nastri e pannelli che indicano il percorso obbligato da seguire per l’ultimo addio.

Sempre nel lungo corridoio e in alcune sale dell’ala Denon vi è in questo momento una mostra di opere d’arte, capolavori celeberrimi trasportati dall’Italia in Francia, provenienti dal Museo Nazionale di Capodimonte a Napoli, il cui titolo è Naples à Paris. Le Louvre invite le Musèe de Capodimonte, si tratta di oltre sessanta opere prestate temporaneamente dal grande museo italiano e che rimarrà aperta fino al prossimo 8 gennaio 2024. Purtroppo è una mostra che viola una norma di legge italiana in maniera eclatante, in aperto contrasto con quanto stabilito dall’articolo 66, comma 2, del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio che afferma che opere importanti e caratterizzanti le collezioni di un museo italiano non possono essere prestate per mostre temporanee all’estero, per nessun motivo, come già chiarito anche da una circolare del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, Direzione Archeologia Belle Arti e Paesaggio, nel 2019 (MiBAC|DG-ABAP|24/05/2019|0014581-P| [34.28.01/329/2019]. E al Louvre vi sono ora esposti capolavori, come ad esempio la Flagellazione di Cristo di Caravaggio o la Crocifissione di Masaccio, che per nessuna ragione al mondo avrebbero dovuto lasciare il museo napoletano proprio in applicazione della legge citata prima e ribadita nella circolare del 2019. Ma in Italia nessuno controlla i controllori, come ho già scritto in un altro articolo. Evidentemente i ministri italiani sono al di sopra della Legge e si può fare di tutto e di più…


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