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Christian Eriksen non può restare fuori dai piani tecnici dell‘Inter. E’ un discorso bilaterale perché l’uno ha bisogno dell’altro: il danese deve riscattarsi dopo questi mesi passati in naftalina anche in vista del prossimo Europeo, e anche per una sua questione personale d’immagine, i nerazzurri, invece, visto il centrocampo molto fisico e di quantità, hanno l’urgenza di importare qualità in cabina di regia e sulla trequarti. Quindi, quale “innesto” ideale se non l’ex Tottenham? La parola ideale è proprio innesto, perché Eriksen é già all’interno del club nerazzurro. Bisogna solamente revitalizzarlo, coccolarlo e anche provare a modificarlo se lo si vuol collocare sulla trequarti. In Serie A, il ruolo del trequartista modello e moderno lo ricopre perfettamente Hakan Calhanoglu: il turco ha grandi doti tecniche, ma anche un grande spirito di sacrificio. Tanta corsa e aiuto a sostegno dei compagni. Ecco perché tutti gli allenatori passati per il Milan negli ultimi anni non lo hanno mai messo fuori dall’undici titolare.

Antonio Conte sembra troppo antico con la mistica del furore, della rabbia e del fare solo “legna”. Il calcio si è evoluto verso la qualità. I tentativi per inserire Eriksen sono stati fatti, ma forse non sono stati sufficienti. E pure gli sforzi per acquistarlo sono stati elevati, e per sforzi non si intende solamente quello di mettere a disposizione il maestoso Teatro alla Scala di Milano, palcoscenico dove venne presentato lo scorso inverno. Ha fatto indossare l’abito elegante, gli ha rifinito la barba al centimetro e gli ha fatto percorrere il corridoio nella platea. Sguardo in camera, una sistemata ai polsini della camicia: era pronto ad andare in scena da direttore d’orchestra della squadra di Conte. Si sarebbe messo al centro del campo, a comandare una squadra di corazzieri e corridori con calma ed eleganza. Sembrava tutto quello che mancava all’Inter: una connessione di qualità tra centrocampo e attacco, una persona che poteva mettere Lukaku davanti alla porta a occhi chiusi. E invece, purtroppo, non è stato così.

Eriksen non è un calciatore da ultimi 10, 5 o addirittura 2 minuti. Eriksen è un calciatore di caratura internazionale e va messo al centro del progetto, non fatto passare per l’ultimo arrivato, o come un giovane della Primavera alla quali gli regali la gioia dell’esordio in prima squadra con spiccioli di partita. Ha sicuramente delle pecche dove deve migliore per adattarsi alla nostra Serie A, ma l’unico rimedio é quello di lavorare e buttarlo nella mischia. Solo così riprendi un calciatore.

Da quello che filtra, Conte non lo ritiene ancora pronto. Il tecnico non lo considera pronto a livello fisico, perché reputa il lavoro che la sua squadra fa con Pintus differente da ogni altro tipo di preparazione, e soprattutto ha bisogno di tempo per inserirlo nell’idea, nel progetto. Su tutto influiscono le caratteristiche del giocatore: se Vidal era “pronto all’uso”, per Eriksen serve un adattamento. Per giocare da mezzala deve assimilare nuovi movimenti e nuove posizioni, per piazzarlo trequartista è la squadra a dove apprendere un nuovo spartito.

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