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Ci si aspettava una prova di maturità in terra spagnola contro il Granada dopo la vittoria sofferta contro la Juventus, l’occasione giusta per fare un mea culpa degli errori e ricompattarsi dopo le mille assenze (alle quali si aggiunge anche quella di Politano), per uscirne più forti in vista dello spartiacque di Bergamo.

Cadere nelle consuete ambiguità non è raro che accade, motivo per il quale la parola chiave di questo Napoli continua ad essere inesorabilmente “discontinuità”, mai concetto più vicino a sintetizzare la stagione attuale dei partenopei.

Rino Gattuso lancia contro la squadra andalusa un 4-3-3 forzatissimo, reparto difensivo confermato con Maksimovic, Rrhamani, Mario Rui e Di Lorenzo. A centrocampo Lobotka a coordinare Elmas e Fabian Ruiz, in attacco Osimhen affiancato dalle due ali Insigne e Politano.

La partenza è horror e fa capire quanto questa squadra sia fragile, quasi mai padrona del gioco in situazioni di svantaggio. In 3 minuti arrivano le reti di Herrera e Kenedy che metteranno in ansia tutta la difesa almeno per la prima frazione di gioco. Le fasce non contengono l’avanzare imperterrito del talento brasiliano in prestito dal Chelsea, protagonista nell’incipit di una giocata clamorosa ai danni del distratto Mario Rui.

Meret può fare meglio sul primo goal, un colpo di testa da poter spedire in calcio d’angolo, sul secondo è esente da colpe. Nel finale nega la gioia della doppietta personale ad Herrera. Il suo lo fa e non è certo sua la colpa per l’ennesima occasione fallita dagli azzurri.

Ai due centrali e terzini si può rimproverare il fatto di non aver mai mostrato sicurezza con giocate di anticipo o di personalità, con Rrhamani e Maksimovic bravi a prendere le misure agli avversari soltanto nella seconda frazione di gioco ma apparsi sbandati dinanzi l’arrembante e mortifero attacco dei primi minuti andalusi.

Mario Rui e Di Lorenzo chiamati a fare gli straordinari: entrambi, però, ancora una volta protagonisti in negativo fino a questo punto della stagione. Sul banco degli imputati finiscono anche loro tra l’arroganza del portoghese e le gambe che sembrano crollate al terzino italiano. Stanchezza o prestazioni insufficienti poco importa, giudizio negativo per loro da due da almeno due mesi a questa parte.

A centrocampo Lobotka continua ad essere praticamente invisibile tra le maglie biancorosse del Granada, le sue doti di palleggio oscurate da passaggi futili, condotti senza un minimo di logica. Non riesce a dare mai qualità alla manovra, meglio per intraprendenza Fabiàn Ruiz, apparso decisamente più agile nel suo ruolo naturale di mezz’ala.

Elmas da raccordo da centrocampo e attacco, spesso a dare manforte all’attacco senza idee. Osimhen lotta su ogni pallone, ma effettua l’unico tiro in porta soltanto al 86‘. Il nigeriano deve ritrovare la forma e accumulare minuti può sicuramente essere importante, ma in questo momento il Napoli ha bisogno di fare goal e, dopo l’errore contro l’Atalanta, non sembra essere ancora in grado di gonfiare la rete.

Insigne fa quello che può, spesso lezioso e monocorde ripetendo la sua classica giocata diventata un mantra quando tocca quel dannatissimo pallone. Politano NG, non giudicabile visti i suoi 45 minuti anonimi.

Non c’è tempo per leccarsi le ferite, occorre immediatamente pensare alla sfida delicatissima di domenica alle 18 contro l’Atalanta e poi nuovamente testa al ritorno fissato per giovedì 25 febbraio al Maradona.

Servirà un’impresa ma il minimo che i partenopei possono garantire è l’impegno, doveroso per provare ad accedere agli ottavi di finale. Per una competizione alla portata, non si possono deporre le armi senza nemmeno lottare.

Sono quattro le sconfitte consecutive fuori casa in questa stagione, dopo la Supercoppa l’ambiente ha introitato un atteggiamento non proprio sereno, le tensioni tra ADL e Ringhio inoltre non hanno certamente giovato alla causa, ma l’imperativo resta certamente quello di remare tutti dalla stessa parte e sulla stessa barca.

Il Napoli ne esce con le ossa rotte e pensare al domani è l’unico prospetto, l’unica possibilità all’orizzonte per non cristallizzarsi sugli errori del passato. Le statistiche stagionali danno un significato amaro e fallimentare alle ambizioni di inizio stagione.

Fonte foto: stylo24.it

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