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Il rito del buio in sala, il silenzio, appannato solo dal respiro degli spettatori, l’elettrizzante sospensione della realtà che ogni film al cinema tacitamente impone. Altro che divano e tv, le sale cinematografiche finalmente sono riaperte, il pubblico è tornato a riempire alla spicciolata metà delle platee: distanziato, mascherato, nel rispetto delle misure di sicurezza.

Batterie di nuovi titoli, realizzati prima e durante la pandemia, attendono di essere visti e condivisi. Ma che storie racconteranno? In che modo questi mesi difficili hanno cambiato gusti, attese, bisogni del pubblico? È ciò che torniamo a chiedere agli operatori del cinema in questo terzo appuntamento col progetto Hearst Movie Confidence. «Abbiamo riconquistato uno sguardo positivo sul futuro», rassicura Luigi Lonigro, presidente dei distributori di Anica e direttore di 01 Distribution, «non legato solo a un desiderio di ripartenza, ma ai segnali che ci arrivano dai social, da sondaggi importanti, dalla grande attenzione dei media: il pubblico ha voglia di tornare nelle sale, che considera luoghi sicuri, ha soprattutto il desiderio di vedere grandi film. In quest’anno e mezzo, credo abbia sviluppato una vera e propria assuefazione alle serie e al prodotto televisivo e chiede ora storie trascinanti, con registi autorevoli e cast importanti. Il vero cambiamento riguarderà i contenuti, il comparto produttivo dovrà fare un passo in avanti per differenziare in modo netto l’offerta cinematografica dalle proposte destinate alle piattaforme». È la ricetta, sostiene Lonigro, che ha garantito il successo inatteso di un film come Volevo nascondermi di Giorgio Diritti, sulla vita oscura e tormentata del pittore Antonio Ligabue, che ha appena vinto 7 David di Donatello. «È la dimostrazione di come un argomento non semplice, trattato in modo straordinario da un grande autore e con un ottimo protagonista, ottenga il risultato di incontrare il pubblico in sala, vincere premi importanti e restare nel tempo», continua Lonigro, che con 01 ha investito quest’anno su film che celebrano la nostra storia, la letteratura e l’arte, da I promessi sposi di Pietro Marcello al Dante di Pupi Avati, fino a L’ombra di Caravaggio di Michele Placido, con Riccardo Scamarcio. E a proposito di grandi storie, oltre a prometterci il nuovo film di Martin Scorsese, Killers of the flower moon, di cui Leonardo DiCaprio ha appena diffuso un’immagine, sul fronte nostrano, riscommette sulla coppia vincente di Jeeg Robot: Gabriele Mainetti e Nicola Guaglianone tornano infatti a provocarci con le tinte forti di Freaks Out, avventura pirotecnica di quattro fratelli “speciali” in una Roma occupata dai nazisti; e a Natale, 01 si prepara a sfidare i cinepanettoni col fascino dark del Diabolik di Luca Marinelli, di cui sono già stati annunciati due sequel.

«I film che vedremo sono quasi tutti destinati a raccontare un Paese, un’umanità in parte superati», spiega proprio Nicola Guaglianone, uno degli sceneggiatori italiani più affermati e prolifici. «Immaginati e scritti prima della pandemia, ignari del bagaglio di frustrazioni, fragilità e speranze che abbiamo sperimentato in quest’anno e mezzo: vivevamo in un mondo in cui il pericolo era rappresentato dal povero migrante che bussa alla porta, ora è più facile che il nemico sia il vicino di casa che starnutisce in ascensore. Ma serve tempo, distanza: il lavoro di un artista è raccontare lo stato d’animo generale con metafore o paradossi, più si è lontani dalla realtà meglio se ne restituisce il senso». E anche se il successo di programmi come LOL registra un desiderio forte di risate e leggerezza, è difficile intercettare i nuovi gusti del pubblico, conviene Guaglianone, autore quest’anno anche de La Befana vien di notte 2 – Le origini, prequel della versione con Paola Cortellesi, in cui Monica Bellucci è la mentore imbiancata e lunare di una ragazzina alla ricerca di sé stessa.

Il cinema italiano e la commedia fanno la parte del leone anche tra le proposte di Medusa Film, che schiera in prima linea Supereroi di Paolo Genovese, con Alessandro Borghi e Jasmine Trinca, «una storia che esplora la difficoltà di continuare ad amarsi con il passare degli anni», anticipa Giampaolo Letta, Ad e vicepresidente di Medusa. «Ma vedrete anche Diego Abatantuono e Frank Matano, coppia inedita in Dica 33! di Guido Chiesa e Con tutto il cuore di Vincenzo Salemme». E se non sarà una risata a portarci lontano dalle tetre contingenze, «ci penseranno le avventure a farci viaggiare in mondi lontani, addirittura inesistenti, tra commozione e divertimento», promette Letta, «come Tiger’s nest, film toccante ed ecologista, girato nelle valli dell’Himalaya con una nota italiana: il regista Brando Quilici e una radiosa Claudia Gerini». «Per molti è più che mai necessario uscire da una condizione di solitudine», conferma Agostino Saccà, fondatore e Ad di Pepito Produzioni, che quest’anno lancia la gangster comedy Coza nostra. «Mi aspetto una domanda forte di opere consolatorie, piene di “altrovi”. Altrovi spaziali come luoghi lontani, e temporali o addirittura fantastici. Quanto ai generi, la commedia potrebbe avere una grande occasione per rinascere, libera dagli schemi che l’hanno appesantita negli ultimi anni». L’horror dilaga: in questi mesi ci siamo trovati faccia a faccia coi nostri demoni

«Il pubblico ci chiederà di aiutarlo a tornare alla normalità», ne è convinto Massimiliano Orfei, appena nominato Ad di Vision Distribution. «La parola d’ordine sarà: evasione, penso alla commedia, alle storie d’amore, addirittura al fantasy». Tanto che accanto a titoli d’autore come Ariaferma, il nuovo film di Leonardo Di Costanzo, con Toni Servillo e Silvio Orlando, al drammatico 3/19 di Silvio Soldini con Kasia Smutniak e ad America Latina, film di Damiano e Fabio D’Innocenzo «che farà fare ai gemelli romani un salto di popolarità», Orfei punta sulla comicità amara di Ritorno a Coccia di Morto, séguito con Cortellesi e Albanese del successo di Come un gatto in tangenziale. «Ma se vogliamo far crescere il box office», continua Orfei, «dobbiamo parlare a tutti, coltivare ogni genere». Come? Portando in sala, in questi giorni, film come Morrison di Federico Zampaglione, B movie d’autore con Lorenzo Zurzolo, e ancora State a casa di Roan Johnson, dove la pandemia fa capolino con tinte dark, o l’horror comedy Il mostro della cripta. E non è un caso che proprio l’horror sia tra i generi più praticati, come dimostra l’arrivo del sequel di SawSpiral: «ci siamo ritrovati faccia a faccia coi nostri demoni», spiega Guaglianone, «li abbiamo evocati».

A spaventarci arriveranno infatti A quiet place 2 e Candyman, che Eagle Pictures ha in serbo tra i titoli internazionali, insieme a “bombe” come Gucci, con Lady Gaga, di cui ormai tutto s’è detto, e Top Gun: Maverick, che segna il ritorno di Tom Cruise e Jennifer Connelly, «un film che trasuda femminilità», rivela Roberto Proia, Executive director theatrical and productions di Eagle.

Neanche l’amore langue in pandemia: sono tanti i titoli che ci trafiggeranno il cuore: Lasciarsi un giorno a Roma, diretto e interpretato da Edoardo Leo, Marilyn ha gli occhi neri, con Miriam Leone e Stefano Accorsi coppia esplosiva, e la storia mai consumata tra Pierfrancesco Favino e Kelly Reilly in Promises. Altrettanti sono i romanzi che ispireranno film: Gabriele Lavia dirigerà L’uomo dal fiore in bocca, Matteo Rovere Il sergente nella neve e, dopo tanta attesa, a settembre uscirà Tre piani di Nanni Moretti, dal romanzo omonimo di Eshkol Nevo.

Moretti è anche tra i protagonisti de Il colibrì, adattamento del romanzo premio Strega di Sandro Veronesi, che Francesca Archibugi s’appresta a dirigere: «Ho amato la forza di questo personaggio», confessa la regista, «quel suo dignitoso resistere e vibrare, in un’apparente immobilità che impone un enorme dispendio di energia, un continuo movimento interiore, in cui gli succede ciò che tutti temiamo: l’abbandono, il tradimento, il lutto». Un’illuminata premonizione della nostra condizione? «Quella è stata talmente devastante che la vediamo un po’ dappertutto, abbiamo un estremo bisogno di riconoscerci. Le conseguenze di emergenze sociali così potenti, sulla collettività e sulle vicende private, le esplora invece, in un modo un po’ traslato, Siccità, il nuovo film di Paolo Virzì che ho sceneggiato con lui, Francesco Piccolo e Paolo Giordano: non prende di petto ciò che abbiamo vissuto, ma ne esplora gli esiti, anche sull’amore. Di quello non sarò mai sazia, lo si considera un genere d’evasione, ma non lo è affatto: l’amore è il motore di ogni nostra scelta. Inseguirlo, studiarlo, ci permette di restare ancorati a noi stessi, coerenti».

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