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L’Atalanta, ormai, non deve più essere considerata come una sorpresa, ma bensì come una dolce realtà del nostro calcio. Squadra compatta, tutti danno tutto, commettono gli errori e nessuno si arrabbia. C’è un grande condottiero, questa è la verità. Gasperini, prima della partita, ha detto di andare a Valencia per vincere, non per mantenere il risultato che è una cosa caratteristica anche di qualche allenatore italiano. L’Atalanta va lì e gioca la sua partita, perché conosce i propri valori, e quando conosci il tuo valore riesci a rendere di più perché c’è convinzione.

Piccola parentesi su Ilicic: nessuno ha segnato come lui nel 2020 – 14 goal -, ha superato anche Cristiano Ronaldo. In passato gli hanno spesso rimproverato di essere discontinuo, ma da quando è a Bergamo è tutt’altro giocatore. Unico a fare 4 goal in trasferta nella fase ad eliminazione diretta, tra l’altro il quarto di sempre a calare il poker personale in questa fase insieme a Messi, Mario Gomez e Lewandovski nella storia della Champions League. Giocatore più anziano a farlo, con i suoi 32 anni e 41 giorni.

E’ giusto sottolineare anche altre prestazioni, in particolare quella di Caldara, che dopo le incertezze dell’andata ha sfoderato un’ottima prova. La crescita di Freuler, una sorta di ragioniere lì in mezzo al campo. L’Atalanta ha 4-5 giocatori che in un certo senso hanno dato convinzione a questa squadra. Non è un caso. Tanta convinzione nel momento in cui sarebbero potuti sprofondare in Champions, perché nelle partite contro la Dinamo Zagabria e Shakhtar Donetsk, ma soprattutto in quella contro il Valencia, hanno dimostrato di essere consapevoli di essere diventati una grande squadra.

Bergamo città fa 120.000 abitanti, che a livello di Champions League vuol dire essere molto piccoli. Ormai, tutte le altre squadre di queste dimensioni sono state superate. In realtà restano solamente due punti di riferimento che sono arrivati più avanti: uno è il Monaco che arrivò in finale nel 2004 contro il Porto di Mourinho, l’altra è il Villarreal semifinalista nel 2006. Loro sono le ultime due città più piccole di Bergamo ad essere arrivate così lontane. Da ricordare che sia il percorso Europa League sia questo di Champions, l’Atalanta lo fa senza giocare in casa propria.

Una delle cose difficili è ripetersi, migliorarsi. Gasperini è riuscito a dare a questa squadra un gioco, una mentalità. Questa squadra si sta migliorando ogni anno, diventando sempre più divertente, esaltante, e questo va dato merito all’allenatore che ha capito che cos’ha tra le mani, e i giocatori lo seguono. Quando si ha il binomio perfetto fra giocatori e allenatore ottieni dei grandi risultati. Aggressività, esuberanza, spregiudicatezza, uscire dall’area con la palla nei piedi è un qualcosa che in qualche occasione può mettere in difficoltà la squadra – ed è per quello che prende tanti goal -, ma quella spregiudicatezza in realtà ti porta ad avere 7-8 giocatori all’interno dell’area di rigore. Questo è un modo di far amare il calcio.

Quando squadre che continuano ad essere “sorpresa” a livello di Champions League, in campionato mollano e arrivano addirittura a rischiara la retrocessione, proprio come fece la Sampdoria qualche anno fa. L’Atalanta, quest’anno, è arrivata ai Quarti mantenendo con una certa comodità e addirittura con un pizzico di rimpianto il quarto posto in campionato. Questa è la grande squadra, quella che nel momento in cui riesce a tirar fuori una stagione straordinaria in Europa non molla in Italia, anzi, si conferma.

L’intelligenza calcistica dev’essere sempre ricercata. La cosa migliore è mettere tutti i calciatori nella condizione di rendere al meglio. Sicuramente soffrono in settimana per i duri allenamenti imposti da Gasperini, ma quando arriva la partita è come se arrivasse il momento dello svago, del divertimento.

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