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Alla National Gallery fino al 3 gennaio con le celebri interpretazioni sul tema del peccato di Lucas Cranach e Bronzino

Chi è senza peccato scagli la prima pietra: un messaggio tanto potente e chiaro quanto inascoltato dall’umanità negli ultimi due millenni. Queste parole del Vangelo sono scritte sul disegno di “Cristo e l’adultera” di Pieter Bruegel il Vecchio, una delle opere raccolte dalla National Gallery per la mostra “Sin”, che esplora le rappresentazioni del peccato nell’arte sia antica che moderna.

Difficile immaginare la religione e l’etica senza il concetto sempre presente di peccato, ma altrettanto si può dire dell’arte. E’ un soggetto che ha ispirato generazioni di artisti, soprattutto nell’era Cristiana. Basti pensare alla moltitudine di quadri sui sette peccati capitali, o alle diverse rappresentazioni del peccato originale di Adamo ed Eva.

Nel quadro di Lucas Cranach del 1526 l’immagine è la più classica, la donna sensuale e tentatrice ai piedi dell’albero che offre la mela al suo ignaro, debole compagno. Nel Giardino dell’Eden di Jan Brueghel il Vecchio, del 1613, Adamo ed Eva invece quasi spariscono sullo sfondo, miniature insignificanti a fronte di una natura trionfante di piante esotiche e splendidi uccelli e animali di ogni specie. Eppure sono queste due creature a rovinare per sempre il paradiso.

Ordine tematico

La mostra procede in ordine tematico, non cronologico. Un olio di Bronzino del 1545 è posto accanto al neon di Tracy Emin del 2010 perchè entrambi fanno riferimento all’ambiguità di un bacio. Quando l’Allegoria del Bronzino era stata acquistata dalla National Gallery nel 1860 l’allora direttore aveva fatto ridipingere le parti più scandalose: la lingua di Venere tra le labbra di Cupido e le dita affusolate di Cupido che stringono il capezzolo di Venere. Il quadro è stato restaurato per riportarlo all’originale, ma resta misterioso.

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