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Spagna, Vigo, Estadio Balaidos, la casa dell’Italia di Enzo Bearzot nel Mondiale del 1982. La nostra Nazionale venne sorteggiata nel Gruppo 1 insieme a Polonia, Perù e Camerun. Sulla carta potevano sembrare squadre di seconda fascia, visto tutto quello che c’era in giro all’epoca, ma sappiamo bene che quel girone fu tutto tranne che una passeggiata. Nei polacchi brillava la stella di Zbigniew Boniek, che in Italia conosciamo benissimo, e che in quell’edizione riuscirà a portare la sua squadra fino al terzo gradino del podio. Nel Perù dominava la spiccata organizzazione difensiva, e nel Camerun i pezzi grossi di Roger Milla e del portiere N’Kono, figura che si rivelerà decisiva per gli azzurri.

C’è da dire, però, che intorno ai nostri beniamini non c’era il clima delle migliori occasioni. Precedentemente, c’era stato il coinvolgimento di Paolo Rossi nel calcio-scommesse, e le successive polemiche tra Bearzot e la stampa a riguardo delle sue scelte nelle convocazioni. Inevitabilmente si crearono scompigli anche verso i calciatori, che decisero di rimanere in silenzio stampa per diverso tempo. Tutto questo scetticismo si manifestò anche in campo, con un’avvio deludente. Esordio a reti bianche contro la Polonia, 1-1 contro il Perù, e altro 1-1 decisivo contro il Camerun.

Già, il Camerun, squadra da sempre ostica da affrontare come quasi la maggior parte delle compagini africane. Se l’Italia ha vinto quel Mondiale è soprattutto grazie alla quella partita. Primo tempo serrato, con il Camerun che si difende bene e l’Italia che prova ripetutamente a sbloccare la partita facendo valere tutta la sua qualità. All’improvviso, però, il lampo decisivo. Antognoni porta palla, scarica a Pablito Rossi sulla fascia, e traversone pennellato per la testa di Graziani che sblocca l’incontro al 61′. Detto così sembrerebbe un banalissimo goal come tutti gli altri, ma non lo è. N’Kono è un portiere molto forte, agilissimo, una sorta di felino tra i pali che riesce ad arrivare quasi dappertutto. Non a caso, la sua squadra pareggiò per 0-0 le prime due gare. L’unico capace di graffiarlo fu il nostro Ciccio Graziani, aiutato anche dalla buona sorte visto lo scivolone – mai capitato – da parte del portiere camerunese. Uno scivolone decisivo, determinante, che portò l’Italia – nonostante il pareggio un minuto dopo di M’Bida – a giocarsi gli altri match di ferro contro Argentina e Brasile, per poi portarsi a casa il terzo titolo mondiale battendo in finale per 3-1 la Germania Ovest.

Lo scivolone di N’Kono è la chiara testimonianza che nel calcio nulla è prevedibile, e che basti veramente poco affinché il destino possa decidere da che parte stare. In questo caso, il destino ha voluto regalarci la terza stella mondiale, uno dei titoli più belli vinti dalla nostra nazionale anche per via delle ruggini della vigilia.

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