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Eroi differenti di generazioni differenti. Ballano circa 5-6 anni tra di loro, ma a livello anagrafico siamo lì. Hanno vissuto e affrontato i migliori calciatori del panorama calcistico europeo, gli hanno rincorsi, scalciati calcisticamente parlando, affrontanti, e condiviso gocce di sudore e fanghiglia di qua e di là sui vari terreni di gioco. Questi sono ingredienti da guerriero, da lottatore, da uno che per la maglia e anche per una questione personale non demorde verso nessuna avversità, da chi sa cosa significa sacrificio. Profili da Liverpool, profili da Anfield. Dirk Kuyt e James Milner: due uomini con i cosiddetti attributi che hanno contribuito ai successi dei Reds.

L’olandese arriva sotto la “Kop” con la massima umiltà del mondo, costruita sugli insegnamenti della famiglia. Nella sua piccola Katwijk lavorava in un peschereccio, e alle volte passava più tempo in mezzo al mare che sulla terra ferma. La moglie continua a lavorare come infermeria in una casa di riposo. Il padre, invece, appena può prende un volo da Rotterdam per andare a vedere le partite del figlio. Accompagnato dalla classica pioggerella del Merseyside, c’impiega poco per farsi apprezzare dai tifosi, mettendo in campo le doti in cui eccelle maggiormente: duttilità, abnegazione e uno straordinario spirito di sacrificio.

Nasce prima punta, ma Rafa Benitez ha la geniale intuizione di trasformarlo in ala destra nel 4–2–3–1, schierandolo all’occorrenza anche come terzino. Grazie agli insegnamenti del tecnico spagnolo, Kuyt diventa la sintesi di una encomiabile dedizione al lavoro applicata ad un calcio offensivo e intelligente. Rappresenta una novità per la Premier League, che prima di lui non aveva praticamente mai avuto giocatori in grado di interpretare il ruolo in maniera così elastica e slegata dagli schemi. Pressare subito alto il portatore di palla, trasformarsi nel primo difensore alto della squadra per riconquistare l’immediato possesso. Il suo modo di giocare inserendosi negli spazi e senza offrire punti di riferimento contribuirà a rivalutare il ruolo di attaccante esternoLe statistiche durante la gestione Benitez sono impressionanti: percorre una media di 13 chilometri a partita, restando a lungo uno dei migliori corridori del campionato, tanto che il suo manager lo arriva a definire “Mister Duracell”. Kuyt è il classico giocatore non da copertina e poco celebrato, il cui apporto in campo è quasi invisibile, ma fondamentale. Un atleta che ha saputo costruire le basi del suo successo contando unicamente su sé stesso e le proprie capacità, unite a uno straordinario senso di cosa significhi far parte di una squadra. “Avere Kuyt come compagno è una benedizione perché la sua presenza garantisce grande equilibrio tattico alla squadra”. Parola di Johan Cruijff, non uno qualunque.

Dopo gli anni d’oro della gestione Benitez, il Liverpool paga qualche scelta di mercato sbagliata che lo ha penalizzato sia tatticamente ma soprattutto economicamente. Nell’estate del 2015, però, tra gli acquisti del mercato estivo compare anche la figura di James Milner, arrivato a costo zero dal Manchester City dopo cinque ottimi anni disputati. Lui e Kuyt sono due persone molto similari, due uomini sulla quale contare per andare al fronte a far la guerra: lui non ha un ruolo fisso, oppure età. Si può discutere del suo valore assoluto, del suo contributo fisico, tecnico e mentale al Liverpool di Klopp, oppure di quanti progressi abbia fatto dal giorno in cui Graeme Souness, suo allenatore al Newcastle nella stagione 2004/05, disse che non avrebbe potuto vincere con una squadra intera di James Milner. Col tempo, al coach dei Magpies gli si può tranquillamente rinfacciare che con undici Milner in campo la vittoria è quasi assicurata. Di questo ragazzo si apprezza il suo incredibile rispetto del gioco e la professionalità. Tutte qualità sviluppate grazie ad un grande senso di appartenenza e di educazione della sua famiglia, specialmente di suo padre Peter, che di lavoro fa il geometra. Il primo anno è solo quello dell’ambientazione in un ambiente infuocato come Anfield, perchè poi diventerà la pedina irremovibile dei Reds. Leadership, intelligenza tattica, gamba e fisico sempre pronti ad arrivare su ogni pallone e l’idolatrazione da parte di Klopp. Uno come lui porta molto. Lavoro assolutamente fantastico, sia dentro che fuori dal campo.

Klopp lo schiera ovunque nel campo, proprio come Benitez faceva con Kuyt. Mezz’ala, terzino destro, terzino sinistro, ala destra. Manca solamente il ruolo del portiere e poi si può tranquillamente dire che ha ricoperto ogni zona del campo. Ecco perchè, a distanza di qualche anno, i tifosi del Liverpool hanno riavuto il loro Dirk Kuyt, un profilo al posto giusto e al momento giusto.

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