È tornata a trovarmi ed eccola qui, di nuovo, senza preavviso.
Dopo il trambusto di questi giorni, si è seduta accanto a me e ha iniziato a raccontarmi, di un’ amica che si è messa a nudo e, certa di non essere giudicata,si è lasciata andare.
Di aver visto e sorriso alla vista di una donna scesa in strada, in pigiama per rincorrere il suo cagnolino,
di una nonna che le ha mostrato una sua vecchia foto e ricordato il suo passato,
di una sconosciuta che le ha confessato il suo sogno,
di un uomo che le ha confidato la perdita di sua moglie,
di un genitore che con gli occhi lucidi le ha parlato dei suoi figli lontani.
Mi ha detto che sta ritrovando, a piccoli passi, il contatto con se stessa.
Sta piantando le sue radici, sta riprendendo a respirare.
“I giorni in cui ero la sagoma da colpire con proiettili è passata. Sono divenuta corpo, sangue e carne”.
Ha scelto di essere albero, che a tenerla in vita deve essere l’ amore vero.
Augurandosi che i suoi rami siano capaci di far scorrere via l’ inautentico, la menzogna e l’ ipocrisia che popolano il mondo.
Augurandosi che il sole possa sempre illuminare il suo cielo, oltrepassando le nubi, le tormente.
Poi mi ha sussurrato queste parole, avvicinandosi di più, in silenzio:” Che io possa essere una dolce memoria sulla labbra dei posteri, di chi mi ha conosciuto e cavato fuori la parte migliore.
Non posso essere per tutti, né piacere a ogni costo e questo è normale”.
Si è poi allontanata fino a divenire un fantasma fino a scomparire e io le ho sorriso.
Aveva le mie stesse sembianze, era una vecchia parte di me che andava via per lasciare posto al cambiamento, all’ amore che ho imparato a concedermi, per non cadere a tappeto, per non continuare a distruggermi.
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