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Non sono molto legata alle feste d’occasione, né ai simboli che le rappresentano, ma in questo caso, essendo nata femmina, crescendo, sento sempre più appartenermi questo “fatidico” 8 marzo.

Si festeggia la Donna, la sua libertà d’espressione, la sua rinascita, la sua rivincita.

Fino ad oggi ho sempre percepito questa festa come “l’inno alla gloria” delle donne attuali ma questa storia di mimose e auguri, parte dal passato, e come ogni storia importante è intrisa di guerre, sofferenze, e sanguinamenti (figurati, mah, chissà). Non festeggiamo solo le conquiste attuali delle Donne, quello che conta davvero è tutto ciò che c’è stato prima, la strada che le nostre predecessore hanno costruito metro dopo metro per noi e per le generazioni future. Fin da quell’agosto del 1907, quando per la prima volta in assoluto, al VII Congresso della II Internazionale socialista di Stoccarda, si affrontò la questione femminile rivendicando il voto alle donne. Da quel momento si iniziò a scrivere una pagina importante della storia dell’umanità.

Manifesto tedesco relativo alle locali manifestazioni della Giornata della Donna dell’8 marzo 1914, la cui richiesta principale era il diritto di voto.
(fonte: wikipedia)

Oggi io voglio festeggiare le Donne per le lotte che hanno affrontato, per la sofferenza che hanno subito, per il coraggio di seguire se stesse, per i soprusi sopportati, per lo sfruttamento, per ogni cosa le abbia fatte sanguinare nel cuore, nel corpo e nella mente. Oggi voglio festeggiare la Donna che ha resistito e ha vinto tante battaglie, continuando a farlo, perché Lei è parte del mondo, una parte fondamentale del mondo.

Per festeggiare devo brindare, e oggi voglio brindare alla Donna con un vino, un vino campano, un vino di Donne.

Le Donne sono Diamante Maria Renna e Serena Gaita, madre e figlia.

Il vino è Fiano di Avellino DOCG “Vigna della Congregazione” dell’azienda vitivinicola Villa Diamante.

Villa Diamante, azienda vitivinicola di Montefredane, in provincia di Avellino. Circa 5 ettari vitati, fondata nel 1996 da un grande maestro vigneron, il biochimico ed enologo Antoine Gaita, rispettivamente marito e padre delle due Donne d’azienda. Grande adozione irpina quella di Antonie Gaita, originario del Belgio, ma che purtroppo è scomparso qualche tempo fa, lasciando un’eredità portata avanti da Diamante e Serena con amore, passione, rispetto, coraggio, insomma rendendo onore al lavoro che c’è stato prima. Eredità fatta di progetti e processi avanguardisti, che hanno viaggiato fin da subito lungo i binari di una conduzione in regime biologico rispettando la natura e i suoi cicli vitali, permettendo all’uomo di intervenire solo in minima parte. Un vino quello di Villa Diamante che in un certo senso potrebbe rappresentare un predecessore dei vini a fermentazione spontanea, dove non ci sono chiarifiche o filtraggi, quei vini con lunghe permanenze in acciaio, il contatto con le fecce, tutti input per una viticoltura all’epoca nuova, oggi all’ordine del giorno, dove la mano dell’uomo serve solo nei processi necessari. Siamo a 400 m.s.l.m., forti pendenze e un suolo profondo, ricco di argilla, pietre e antichi lapilli provenienti dalle eruzioni del Vesuvio, condizioni queste davvero favorevoli per i vini bianchi. Le vendemmie sono tardive e l’uscita in commercio anche, in modo da poter avere una più lunga sosta sulle fecce fini.

Serena Gaita e Diamante Maria Renna.
(fonte: pagina Facebook dell’azienda)

Ho conosciuto Diamante e Serena in un giro da bevitrice e devo essere sincera, sono rimasta estremamente colpita positivamente da queste due Donne. Cortesia, gentilezza, ospitalità, rispetto, due Donne dal cuore, non buono, di più. È stato meraviglioso stare seduta al tavolo con loro e chiacchierare di vino, di vita, del mondo. Ero a casa loro, eppure ero a casa mia. Da un lato Diamante, dall’altro Serena, i loro confronti, i loro sguardi, uno di madre ben radicata al presente con un bagaglio di tutta l’esperienza di una vita sempre dietro, pronto ad essere aperto all’occorrenza, uno di figlia con lo spirito libero, puro, a guardare il futuro, le nuove sperimentazioni, tenendo però i piedi ben saldi nei ricordi degli insegnamenti un padre che è l’Esempio. Insomma fu una bellissima, emozionante e sentita chiacchierata con annesse altrettanto bellissime emozionanti e sentite bevute.

Le Donne, quelle belle si riconoscono quando bevono insieme e sorridono, non ridono, sorridono.

Tra le produzioni di Villa Diamante, Vigna della Congregazione rappresenta uno dei vini bianchi più longevi d’italia: 100% fiano, si presenta di un bellissimo giallo dorato; al naso fiori, ginestra, biancospino, margherita, e poi la frutta, erbe aromatiche; il sorso è bello, fresco, sapido, persistente, davvero persistente. Un vino di un’incantevole equilibrio che evolve nel calice man mano che si apre, portando in estasi i sensi.

“Vigna della Congregazione” Fiano di Avellino DOCG
Az. Agricola Villa Diamante.

Vi lascio con una considerazione di Antonie Gaita, che si, rappresenta la filosofia di Villa Diamante, ma rappresenta anche la vita, la vita della Donna che si affaccia sul mondo, in grado di trasferire sé, la sua energia positiva, il suo coraggio, la sua forza, la sua resistenza, in ogni cosa la circondi, perché tutto ciò che la Donna è nessuno glielo può rubare.

“La vigna è la mediazione tra il suolo e la bottiglia. La capacità di un buon viticoltore deve essere quella di trasferire il terreno nel bicchiere, perché quello nessuno ce lo può rubare” [Antoine Gaita]

Diamante e Antoine.
(fonte: pagina Instagram dell’azienda)

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