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Ho il piacere di intervistare Gina Mercantonini, giornalista e scrittrice. Nasce a Roma nel 1974 e cresce in una piccola fattoria di provincia. Le sue esperienze editoriali includono una collaborazione, a partire dal 1998, con i giornali locali “La Gazzetta della Flaminia” e “Il Corriere del Tevere”, la partecipazione nel 2010 ad una raccolta intitolata Etica dell’Amicizia dalla Casa Editrice Montecovello e, a partire dal 2019, alcune pubblicazioni in self publishing. Per la sua ultima pubblicazione “Fiabe sonnacchiose” si è affidata ad una casa editrice di ultima generazione che ha deciso di affacciarsi sul mercato editoriale proponendosi in maniera differente: Blitos Edizioni. La sua esigenza di scrivere favole, nasce dal desiderio di creare una famiglia ideale e di mostrare il mondo ai suoi figli attraverso racconti che insegnino i valori in cui lei stessa crede. Scopriamo nel dettaglio il fantastico mondo di Gina.

Come è nata la tua passione per la scrittura?

È nata quando ho scoperto che era un buon modo per comunicare ciò che avevo dentro. Avevo circa undici anni e una timidezza che mi bloccava. All’inizio erano solo brevi pensieri e poesie, poi ho iniziato lunghe lettere con la mia migliore amica di allora. Infine sono passata a trascrivere le storie che inventavo per i miei figli per trasmettergli i valori fondamentali della vita.

Chi è Gina nella vita di tutti i giorni?

La definizione che più mi sento addosso è quella che mi hanno affibbiato i bimbi a cui faccio l’educatrice: tata lavoretti tuttofare racconta storie. Una volta scoperto che, con i miei figli, la tecnica di educare con le favole aveva funzionato, l’ho usata anche per tutti i bimbi a cui ho fatto da babysitter. Secondo la mia esperienza, è l’esempio più dell’imposizione che fa capire ai bambini i comportamenti giusti da avere nella società. Nella vita di tutti i giorni, Gina è una persona che non si è mai arresa, che ha preso ogni disavventura della vita quotidiana come uno stimolo a far meglio e a crescere, e che, soprattutto, ha imparato a sue spese che solo col massimo impegno e perseveranza si possono raggiungere i traguardi e realizzare i sogni. Sicuramente di strada ne ho ancora tanta da fare, ma ormai ho smesso di aver paura perché so di potermela cavare come ho sempre fatto finora.

Come mai hai scelto la favola come genere letterario?

Credo sia lei che abbia scelto me. Quando ho iniziato a inventare storie, avevo in mente solo il significato che volevo comunicare. Solo dopo molto tempo mi sono resa conto di aver creato favole e fiabe.

I personaggi fiabeschi protagonisti dei tuoi scritti, scaturiscono solo dalla tua fervida immaginazione o trovi ispirazione in qualcosa/qualcuno?

Per quanto riguarda gli animali, i personaggi sono lo specchio di quelli con cui sono cresciuta da bambina. Gli umani invece, nella maggior parte dei casi, sono alter ego di me e dei miei amici d’infanzia.

Secondo te, in cosa il mondo reale dovrebbe prendere esempio dal fantastico mondo delle favole?

Le favole hanno, secondo me, un filo conduttore che le unisce tutte: il sogno. Questa società ha, a parer mio, dimenticato come si fa a sognare. È come se si crogiolasse nelle difficoltà e nelle disgrazie sperando sempre nell’intervento di terzi per la risoluzione dei problemi. Solo noi possiamo decidere della nostra esistenza, provando a vivere intensamente ogni istante, assaporando ogni attimo. Magari, perché no, con la stessa tenacia e perseveranza che hanno i miei personaggi nella ricerca del lieto fine; vivere la vita come fosse una favola!

Marzia De Nardo

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