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“Contavo tutto: i gradini, i piatti sulla tavola, i passi da casa nostra alla chiesa. Sono sempre stata curiosa, apprendere cose nuove mi entusiasmava. Per quello, imparai presto a leggere gli spartiti, a suonare il pianoforte e a giocare a tennis imitando i miei fratelli. Tempo dopo mi insegnarono anche a guidare la motocicletta e l’automobile, cosa ancora insolita per le donne dell’epoca”.

Era il 20 luglio del 1969 quando Kathrine Johnson seguì in tv l’allunaggio dell’Apollo 11 di cui aveva contribuito a calcolare la traiettoria di volo.

Nata il 26 agosto 1918, ultima di quattro figli a White Sulphur Springs, una cittadina della Virginia Occidentale molto tempo prima della fine della srgregazione razziale.

Anni duri quelli in cui si forma la Johnson che a soli 15 anni era già all’università e a 18 aveva conseguito una laurea con specializzazione in matematica e in francese.

Nonostante la sua mente geniale, l’unico sbocco di carriera per le donne all’epoca era l’insegnamento. Kathrine ricoprì il ruolo di docente di francese e di pianoforte per bambini.

La svolta che l’avrebbe portata alla Nasa ci fu nep 1952 quando le venne offerto un lavoro che le avrebbe permesso di esprimere a pieno le sue pontenzialità. “Svolgevamo a mano calcoli per il programma spaziale. Un compito che gli uomini non volevao sobbarcarsi”.

Premiata alla Casa Bianca nel 2015 da Obama, nel 2017 è salita sul palco degli Oscar perché il film Il diritto di contare, ispirato alla sua vita aveva ricevuto tre nomination.

Una vita lunga e in parte dimenticata che solo negli ultimi anni è stata portata al successo meritato.

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