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Uno studio condotto da Martin Paulus nell’ ambito del The Adolescent Brain Cognitive Development Study, ha evidenziato che l’ esposizione continua a contenuti visivi rapidi altera l’ evoluzione del sistema cerebrale.

Nello specifico la corteccia prefrontale ventromediale è meno sviluppata rispetto alle altre aree incaricate della gestione delle informazioni visive. Tale “deformazione” compromette la capacità di autoriflessione e di empatia.

L’uso dei social, la realtà virtuale e l’ intelligenza artificiale oltre ad essere per certi aspetti una forma di progresso e di evoluzione hanno anche avuto come risultato giovani che vivono sempre di più in uno stato di isolamento, incapaci di fronteggiare la complessità del mondo reale.

Gli algoritmi dei contenuti più ricercati e visti dagli adolescenti consolidano una visone omogenea e polarizzata della realtà. Questo “pensiero comune” ha ridotto la capacità di sviluppare un pensiero critico.

Una soluzione possibile per arginare e salvaguardare le nuove generazioni c’è ed è possibile solo attraverso una fitta rete di alleanza,fatta di famiglia, scuola, la società e aziende informatiche.

La tecnologia non va demonizzata, ma usata nel modo giusto e funzionale, magari utilizzando app e programmi con scopi formativo e non solo di “intrattenimento”.

Una nuvola sfida da cogliere e accettare.

Foto presa dal web

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