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E’ stata un’attrice immensa e una donna straordinaria Alida Valli, di cui il 31 maggio ricorrono i 100 anni dalla nascita. La sua cinematografia con grandi capolavori racconta il fascino che ha emanato per tanti registi, da Hitchcock (Il caso Paradine) a Pasolini (Edipo Re), da Visconti (Senso il suo film forse più famoso) a Reed (Il terzo uomo), e poi ancora Soldati, Vadim, Zurlini, Clement, Chabrol in una lista davvero infinita.

Una luce che ha brillato anche ad Hollywood. Elegante, luminosa, chic, con uno sguardo magnetico, dotata di estrema ironia e empatia, la Valli è stata una grande interprete, con una solida formazione di studi al centro sperimentale di cinematografia e un talento precoce.


Origini nobili – si chiamava Alida Maria Altenburger von Marckenstein und Frauenberg – era nata a Pola nell’Istria una volta italiana e da lì era dovuta fuggire con la famiglia a Como dove trascorse una felice infanzia. Poi il ‘richiamo’ del cinema: la Roma di Cinecittà e l’esordio giovanissima a 15 anni in piena epoca Telefoni Bianchi, interpretando fin dall’inizio ruoli da protagonista e diventando ben presto l’attrice simbolo del cinema italiano del periodo fascista in film come Mille lire al mese (1938) e Ore 9: lezione di chimica (1941) ma rifiutando poi, con sprezzo del pericolo, di trasferirsi a Salò. C’è un film recente, selezionato in Cannes Classic, poi alla Festa di Roma a novembre 2020, distribuito dal Luce che lo ha prodotto – Alida di Mimmo Verdesca, che restituisce allo spettatore, oltre alla brillante carriera tutta da ripassare, una dimensione privata che completa ancora di più l’unicità di questa donna che ha attraversato il Novecento. Alida Valli conservava tutto, aveva un archivio immenso storico personale e pubblico.
Album fotografici, filmini amatoriali, vederli è ricordare la storia d’Italia della seconda metà del Novecento, una full immersion che spazia dal cinema in camicia nera ai capolavori di Visconti. Era molto legata alla sua famiglia, ai due figli Larry e Carlo, avuti dal compositore Oscar De Mejo sposato nel ’44 durante la fase hollywoodiana della sua carriera, e poi ai nipoti, in particolare Pierpaolo che ha collaborato al film e in cui Giovanna Mezzogiorno presta la voce alla nonna, scomparsa a Roma il 22 aprile 2006. Se l’archivio personale è rimasto in famiglia, quello pubblico è stato donato al Centro sperimentale che aveva voluto frequentare a tutti i costi. Ribelle, anticonformista, intelligente, spiritosa, schiva, indipendente, spirito libero, Alida Valli è stata musa ispiratrice di registi, non solo di un certo periodo storico ma anche in anni relativamente recenti. “Una bellezza moderna”, come il direttore di Cannes Thierry Fremaux dice nel film, “una generosa interprete” come sottolinea Bernardo Bertolucci che la volle in Novecento. Perché era unica? “Innanzitutto – ha detto all’ANSA il nipote Pierpaolo – perché aveva sofferto molto, anche per amore, e poi perché era dotata di enorme ironia, era modernissima, una purosangue come diceva di lei Mario Soldati”. La prima diva italiana è stata un’antidiva. “Per tutta la vita ha smitizzato sé stessa, sgretolando la devozione che si aveva di lei”, affermava Marco Tullio Giordana, che la diresse in “La caduta degli angeli ribelli” (1981) e che le fece vincere il David di Donatello come migliore attrice non protagonista. A Pola c’è un cinema che porta il suo nome, Cinema Valli che nel giorno del centenario, lunedì, trasmetterà il documentario su di lei, mentre la Cineteca di Bologna lo stesso giorno al Cinema Lumiere propone una maratona di cinque film Piccolo mondo antico di Mario Soldati, Strategia del ragno di Bernardo Bertolucci, Senso di Luchino Visconti, Il Terzo Uomo di Carol Reed e Alida di Verdesca. Quest’ultimo film è programmato stasera 29 maggio, alle 00.15 su Rai1 in anteprima assoluta. Il 6 giugno per la 7a edizione delle Giornate della Luce di Spilimbergo, in Friuli Venezia Giulia, (5 -13 giugno) a lei è dedicata la mostra “Alida Valli, Signora del Cinema”, a cura di Antonio Maraldi (fino al 27 giugno).

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