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Resilienza…

un termine talvolta equivocato ma che, nelle sue profondità, cela una realtà che va certamente approfondita. Materia alla quale appellarci in questa sede è senza dubbio la psicologia, maestra di vita e docente di livello supremo. La resilienza, chiamata anche forza d’animo e flessibilità, costituisce un mix di qualità mentali e caratteriali, innate e/o acquisite, consistenti nella capacità di saper reagire a traumi e difficoltà che, inevitabilmente, la vita pone dinanzi a ciascun essere umano. Resilienza che, nella maggior parte dei casi, esplica la sua carica emozionale nel saper riorganizzare, positivamente, la propria vita, essendo però aperti e predisposti alle opportunità che la vita, nonostante tutto, è in grado di offrire. Questo termine deriva dalla parola latina “resilire”, che letteralmente significa “saltare indietro”.

Ma chi sono, nel concreto le cosiddette “persone resilienti”?

Sono persone resilienti quelle che, immerse in circostanze avverse, riescono, nonostante tutto e talvolta contro ogni previsione, a fronteggiare efficacemente le contrarietà, a dare nuovo slancio alla propria esistenza, raggiungendo persino mete apparentemente impossibili, impronosticabili.

Componente di vitale importanza, in questo contesto, può essere certamente lo sport, salvifico nel 99% dei casi. Nel corso degli anni e dei decenni, si sono susseguiti innumerevoli esempi di sportivi e non, fautori della cosiddetta “politica del traino”, ancore di salvezza per svariate generazioni, autentici modelli da incastonare nella propria mente, nel proprio corpo e fondamentali per fornire quella scossa adrenalinica, nei momenti più bui, tempestosi, denominata motivazione.

E’opportuno notare come la resilienza non sia solo‍ ed esclusivamente una qualità innata, ma che può anche essere appresa‍ e smussata nel corso del tempo per il tramite di tecniche specifiche come la mindfulness e la​ visualizzazione, grazie alle quali gli atleti hanno la possibilità di sviluppare una maggiore capacità ​di affrontare‍ lo stress ‌e le avversità. Peso specifico questo decisamente imponente, non solo dal punto di vista squisitamente tecnico, ma anche sul piano della vita quotidiana.

Esempio emblematico è‌ quello di Danielle Peazer,‍ un’atleta di danza‌ in grado di affrontare ‍un susseguirsi di sfide personali e professionali. Dopo un infortunio‍ che l’ha allontanata dai palcoscenici più prestigiosi, Danielle ha‍ trovato la forza di‍ rimettersi in​ gioco, trasformando la sua esperienza in una vera e propria fonte d’ispirazione.

Michael Phelps, il famoso nuotatore olimpico, ha combattuto una battaglia personale, poi vinta, contro depressione ed ansia, due tra i mali più subdoli del XXI secolo. Il portento americano​ ha condiviso pubblicamente le sue lotte, dimostrando che la resilienza‌ non consta nell’essere invincibili, quanto piuttosto​ nel chiedere aiuto a professionisti del settore, affrontando e superando le proprie debolezze.​

“Ogni gara un giudizio, ogni traguardo una sentenza”. Questo il caso scottante relativo a Caster Semenya. Caster è una donna che soffre di iperandrogenismo, termine questo riconuducibile alla proliferazione, nel suo corpo, di un ormone maschile, il testosterone, da parte delle ghiandole endocrine, surrene e ovaie. Il suo must? Lottare, con perseverazna nelle aule dei tribunali per urlarlo a tutto il mondo, diventando, di fatto, un’icona.

L’essere umano al timone di comando, sempre, ovunque, comunque. Vivere, accettarsi, amarsi, per poter amare ma sopratttuto per fornire quella linfa vitale a tutti coloro che possono vivere disagi interiori ed esteriori. Lo sport come veicolo di massa dalla potenza inenarrabile.

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