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Da sempre la tavola è stata strumento di appagamento e godimento dell’uomo, il momento in cui si ha avuto il maggior benessere.

Nel tempo si è cercato di individuare il corretto abbinamento del vino con il cibo, individuando vere e proprie “regole” capaci di esaltare tale piacere, unendo vino e cibo in modo tale che uno valorizzi e completi le qualità dell’altro, come in matrimonio.

Per prima cosa è importante prendere in considerazione tutti e due gli elementi che compongono il connubio , sia cibo che vino, e sottoporli ad una sorta di “analisi organolettica”, così da individuarne le caratteristiche principali per creare una sorta di equilibrio.

Nell’analisi organolettica del vino, la parte più importante ai fini dell’abbinamento, è quella gusto-olfattiva.

E, come detto in precedenza, i caratteri del vino che influenzano il gusto-olfatto sono la dolcezza, acidità (annessa sapidità) alcolicità (annessa morbidezza) tannicità (solo per i vini rossi) e persistenza.

Quello che bisogna fare con il cibo è la stessa cosa, sottoporlo ad esame organolettico e carpire quali sono le caratteristiche principali che potrebbero creare equilibrio alla beva, dando importanza alla scelta dei legittimi sposi.

Il gusto del cibo viene rappresentato da vari caratteri come la dolcezza, la tendenza amarognola come quella acida, succulenza, untuosità e grassezza, aromaticità, speziatura e così via..

Insomma bisogna armoniosamente accostare elementi che al palato sembrino raggiungere una convincente monogamia, tenendo conto che anche la temperatura sia del cibo che del vino gioca un ruolo essenziale.

Tutte le pietanze possono avere un proprio sposo? la risposta probabilmente è no, o alquanto difficile.. basti pensare al caso sottaceti (poiché estremamente acidi andrebbero solo in contrasto con la presente acidità del vino e rendere l’incontro poco sostenibile al palato), così anche per cibi già contenenti liquori.

Inoltre, gli opposti si attraggono? non sempre.. gli abbinamenti per contrasto valgono con cibi salati (esempio sarebbe il Blu del Moncenisio ad uno strutturato muffato italiano); per i dolci seguirà esclusivamente la regola dell’abbinamento per concordanza.

Mi piacerebbe a questo punto, dopo esserci spiegati per bene cosa sarebbe “opportuno” fare, concludere con lo specificare che non tutto ciò che è opportuno poi si rivela giusto a noi in quel preciso momento, e che forse anche un discostamento di gusto potrebbe emozionare e piacere.. una sorta di “non è buono ciò che è buono, ma è buono ciò che piace..”

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