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Nella notte tra il 21 e il 22 giugno 2025, gli Stati Uniti hanno effettuato raid aerei su tre siti nucleari iraniani: Fordow, Natanz e Isfahan. 

Sono stati impiegati bombardieri stealth B‑2 con bombe bunker-buster e missili Tomahawk da sottomarini, con l’obiettivo di neutralizzare le capacità di arricchimento dell’uranio iraniano.

Il presidente Trump ha dichiarato che i siti sono stati “completamente distrutti” (“obliterated”) e che ora «è il momento per la pace», pur ammonendo che ulteriori ritorsioni degli USA arriveranno in caso di risposta iraniana.

Ma la reazione iraniana e regionale?

L’Iran ha risposto lanciando decine di missili balistici verso Israele, colpendo Tel Aviv, Haifa e Gerusalemme, con diversi cittadini. 

Il Corpo delle Guardie della Rivoluzione iraniane ha annunciato che “la guerra inizia da ora”, riservandosi «conseguenze eterne» e tutte le opzioni difensive, incluse possibili chiusure dello Stretto di Hormuz. 

Hamas e i ribelli Houthi hanno promesso di entrare nell’azione a supporto dell’Iran .

Quali saranno gli impatti morali ed economici nel breve termine (prossimi 1–2 mesi)

1. Escalation militare immediata.

Con attacchi incrociati e coinvolgimento di proxy regionali (Hezbollah, milizie yemenite), il rischio di un conflitto su larga scala cresce esponenzialmente.

2. Crescita dei prezzi energetici.

Eventuali minacce o attacchi allo Stretto di Hormuz provocheranno impennate nei costi del petrolio, influenzando inflazione in Europa e oltre.

3. Cyberwar e terrorismo.

È probabile un’ondata di attacchi informatici iraniani contro infrastrutture occidentali e un aumento del terrorismo asimmetrico come risposta all’aggressione.

4. Crisi umanitarie in rapido sviluppo.

Nuove ondate di rifugiati da aree colpite, pressione sulle frontiere europee e maggiore instabilità sociale nei paesi ospitanti.

5. Polarizzazione geopolitica.

Russia e Cina condannano l’attacco e potrebbero fornire sostegno diplomatico o militare all’Iran. Si rischia una spaccatura internazionale tra blocchi contrapposti.

6. Riflessi economico-finanziari.

Mercati azionari e valute subiranno forti turbolenze. Le spese militari USA aumenteranno, aggiungendo pressione su deficit e debito federale.

 7. Dilemmi etico-politici interni.

Negli Stati Uniti e in Europa si intensificheranno i dibattiti su legittimità, legalità e moralità dell’intervento: reazioni politiche saranno miste, con tensioni interne concrete.

L’attacco di stanotte segna un salto di livello nella crisi, un’azione militare diretta che lascia poco spazio alla diplomazia. Se nei prossimi 1–2 mesi non si tenterà un arresto dell’escalation, l’area rischia un conflitto regionale e globale, con pesanti conseguenze umane, economiche e morali.

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