
Ascoltavo Piero Angela su Rai Tre che parlava di Intelligenza Artificiale. Diceva che sta entrando nell’industria, negli uffici, nella medicina, eccetera. Ma si tratta davvero di “Intelligenza” o di qualcos’altro?
Piero Angela diceva che la nostra intelligenza è legata alla capacità di riconoscere forme di qualsiasi tipo, per esempio riconoscere il viso di chi usa uno smartphone per permettergli di usarlo, riconoscere le strade e gli oggetti che contengono per far procedere auto a guida autonoma o saper individuare le configurazioni della scacchiera nel gioco degli scacchi.
Albert Einstein diceva:” Temo il giorno in cui la tecnologia andrà oltre la nostra umanità. Il mondo sarà popolato allora da una generazione di idioti”.

Sicuramente stiamo facendo passi da gigante nella tecnologia con l’intelligenza artificiale, ma rimane una domanda: a che serve tanta intelligenza artificiale se sta venendo a mancare quella che è una dimensione fondamentale dell’intelligenza umana: l’intelligenza emotiva?
Ormai è più di un secolo che nel mondo del lavoro viene seguito il paradigma Tayloriano, per cui le persone sono come ingranaggi nelle macchine organizzative e possono essere facilmente “sostituiti” da persone che hanno le stesse competenze. Si trattano le persone come macchine cercando di aumentare continuamente la produttività. Ma non si tiene conto che una macchina, seppur dotata di “Intelligenza Artificiale” non ha cuore né cervello, non ha famiglia, non ha figli, non ha genitori anziani. E più di tutto, almeno finora, non ha Intelligenza Emotiva.
Cos’è l’Intelligenza Emotiva? Si fonda su quattro abilità che si abbinano sotto due capacità principali: competenza personale e competenza sociale. La prima è composta dall’autoconsapevolezza e dall’abilità di autocontrollo, che hanno a che fare più con se stesso come individuo che con le sue interazioni con gli altri. La competenza personale è la capacità di essere conscio delle proprie emozioni e gestire comportamenti e tendenze. La competenza sociale è composta dalla coscienza sociale e dalle abilità di gestione dei rapporti; è la capacità di comprendere umori, comportamenti e motivazioni degli altri al fine di migliorare la qualità dei rapporti.
Nessuna macchina, intelligente artificialmente o no, al momento possiede queste quattro abilità.
Mi chiedo anche, per andare più a fondo, Che cos’è l’Intelligenza?
So che ognuno di noi ne è dotato (chi più e chi meno…) e che ci sono tante teorie sull’intelligenza.
Cumulando un po’ di letteratura in merito, direi che l’intelligenza è l’insieme di facoltà mentali e psichiche che consentono di imparare, di apprendere, acquisire conoscenze, di pensare, di comprendere, intendere e farsi intendere dagli altri, giudicare e adattarsi all’ambiente.
Noi esseri umani siamo intelligenti…. Forse… sicuramente non siamo macchine e non vogliamo essere trattati come tali. Non siamo capaci di effettuare indefinitamente lo stesso compito senza annoiarci mortalmente o sentirci in stato di schiavitù, o di aumentare le nostre performance quando qualcuno schiocca le dita, come se stessero premendo qualche sorta di nostro acceleratore.
C’è chi nel mondo del lavoro e nella vita è intelligente ma non raggiunge il successo, e chi non lo è molto ma lo ottiene, in questi casi bisogna stare attenti a non confondere l’intelligenza con la furbizia che usano i tanti furbi a discapito del prossimo per arrivare a fare la loro scalata al successo.
Concludo questa disamina con una piccola riflessione sull’intelligenza degli animali comparata a quella artificiale e a volte a quella umana: chi ha detto che le galline non sono intelligenti? Sfruttano l’imprinting, apprendono, si relazionano e imitano le persone con cui hanno a che fare.