
Osservo il gioco dei bambini nel verde e come sempre i loro comportamenti diventano fonte d’ispirazione. Li vedo fare azioni e ragionamenti dal nulla, finalmente non guidati da qualche rigido videogioco che tanto li attira, gongolando nel vedere tanta creatività. Sto pensando di approfittare di questo momento di tranquillità per scrivere una poesia mentre loro giocano, ma il mio pensiero si è fermato sul concetto di creatività, tanto alla moda oggi, ma di cui forse solo gli addetti ai lavori conoscono le origini e il percorso che ha fatto per arrivare a noi oggi, così come lo conosciamo.
Solo nel xx secolo si è cominciato a parlare di creatività nella scienza, nella politica, nella tecnologia. I termini “ creatore, creare, creativo, creatività ” si sono quindi potuti usare in tutta la cultura umana; con creatività, da allora, indichiamo sia il processo di pensiero che segue il creatore, sia il risultato di tale processo. Per esempio parliamo di creatività di uno scrittore intendendo sia le sue opere che lo sforzo mentale (o processo psichico) che ha prodotto tali opere. Ma c’è una bella differenza: le opere le possiamo leggere, apprezzarle o criticarle, lo sforzo mentale invece cerchiamo di interpretarlo, ricostruirlo, a posteriori per cercare eventualmente di riprodurlo (ma sicuramente è più facile copiare le opere …).
Cosa succedeva prima del XX secolo?
I greci non possedevano parole per la creatività e tantomeno l’associavano all’arte, come facciamo noi oggi, anzi, l’arte doveva seguire rigide regole per definirsi tale. Per i greci la Natura era perfetta e l’uomo nell’arte doveva seguire le sue regole per cercare di riprodurla il più fedelmente possibile. Platone, infatti nel Timeo argomentava che per eseguire bene un’opera si dovesse contemplare il modello eterno (la natura).
L’eccezione per i Greci era la poesia. Per i greci il poeta “fa” cose nuove, ci proietta in un mondo nuovo e non è vincolato da leggi , al contrario dell’’artista che esclusivamente lo riproduce. Nemmeno nella musica vi era libertà, curiosamente le melodie per le feste e le cerimonie si indicavano col termine“νόμοι”, ossia leggi e si usa ancora oggi in musica il termine “canone” che vuol dire misura.
Le cose cominciano a cambiare nel Rinascimento perchè gli uomini presero consapevolezza della propria indipendenza, libertà, creatività e questo doveva essere rispecchiato nell’arte (come ci hanno insegnato i nostri grandi artisti di quel periodo).
Ma questo processo di associazione della creatività all’arte prese altri secoli per realizzarsi, osteggiato anche dall’Illuminismo che non accettava il mistero dell’atto creativo, fino ad arrivare all’Ottocento dove il “creatore” divenne finalmente l’artista o il poeta.
E come dicevamo, nel XX secolo si allarga l’effetto della creatività, diventa creativo anche lo scienziato, diventa creativa anche la stessa natura (pensiamo alle interpretazioni dell’evoluzionismo di Darwin).
Dopo tutto questo pensare non mi rimane che essere creativo: mi accingo a scrivere una poesia …. visto che l’arte non la padroneggio!
